giovedì 27 agosto 2009

Migliaia di congolesi ripuliscono Kinshasa dai sacchetti di plastica

Ogni cittadino di Kinshasa che raccoglie e consegna un chilo di plastica riceve un quarto di dollaro, e contribuisce a ripulire la propria città dai sacchetti di plastica. Questo è stato l'invito lanciato nel maggio scorso dal Partito ecologista congolese (Peco) ai cittadini del proprio paese per far fronte al problema, che sta diventando ormai emergenza, della presenza eccessiva di plastica per le strade di Kinshasa e dintorni. Hanno risposto sì in più di 200.000 e sono stati raccolti dalle strade della città congolese quasi 15 tonnellate di sacchetti di plastica non biodegradabili. Un piccolo grande gesto che potrebbe portare a una svolta nelle politiche per il rispetto dell'ambiente da parte del governo congolese. Il Peco infatti, forte del successo dell'iniziativa, ha sollecitato al governo azioni durature e incisive per risolvere in maniera definitiva il problema dell'inquinamento da plastica per le strade di Kinshasa. Una città da 10 milioni di abitanti che un tempo veniva chiamata Kin-la-belle, Kinshasa la bella, e che invece oggi viene chiamata Kin-la-poubelle, Kinshasa la pattumiera. Il problema di questa città è che intorno al centro politico e commerciale essa è cresciuta come un'ininterrotta serie di villaggi, privi di infrastrutture e servizi, dove si ammassano ogni giorno 250 tonnellate di rifiuti solidi urbani: un quantitativo ridicolo se confrontato con quelli occidentali, ma un problema enorme in mancanza di strutture di smaltimento e riciclaggio. Dal Congo, un paese dove 58 milioni di abitanti vivono sotto la soglia della povertà e i pochi fortunati che hanno un lavoro stabile guadagnano meno di due euro al giorno, e da una città, Kinshasa, dove l'aspettativa di vita, in discesa costante da mezzo secolo, è di soli 44 anni e il rischio di morire per carenze sanitarie è cinquecento volte più alto che in Europa, arriva un'interessante idea ed un interessante esempio di impegno civile.

giovedì 6 agosto 2009

Una pedalata contro le armi nucleari, ricordando Hiroshima e Nagasaki

Nei giorni in cui si ricordano le immani tragedie di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto) avvenute 64 anni fa, i Beati i costruttori di pace hanno organizzato una pedalata per manifestare in favore della messa al bando delle armi nucleari. Le pedalate, che partiranno da Ghedi (Brescia), uniranno i comuni interessati dalla presenza di basi militari ai comuni aderenti al progetto Mayors for Peace (la Conferenza dei sindaci delle città del mondo impegnate ad abolire le armi nucleari) e a quelle realtà locali che da anni si impegnano per la pace e la nonviolenza, contro la guerra e la militarizzazione. La pedalata, intitolata "Pace in bici - Pedaliamo insieme per un futuro senza atomiche", sarà lunga 250 km e sarà suddivisa in quattro tappe giornaliere, con partenza il 6 agosto, anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima, e arrivo il 9 agosto, anniversario del bombardamento atomico su Nagasaki. L'arrivo è previsto davanti alla base americana di Aviano (Pordenone), dove verrà consegnata una lettera indirizzata al presidente Barack Obama. Lungo il percorso sarà distribuito anche un messaggio inviato per l’occasione dal sindaco di Hiroshima.