giovedì 11 ottobre 2012

Corso mediatori internazionali di pace - Decima edizione

Prenderà il via il prossimo 22 novembre a Bertinoro (provincia di Forlì - Cesena) la decima edizione del Corso per mediatori internazionali di pace organizzato ogni anno da A.L.O.N. (Associazione Locale Obiezione e Nonviolenza) e G.A.N. (Gruppo di Azione Nonviolenta). Il corso, che durerà 4 giorni, si propone di offrire ai partecipanti nuove prospettive di risoluzione dei conflitti, non più basate su armi e guerre, ma su strumenti e percorsi nonviolenti, basati sul dialogo e sulla ricerca di soluzioni che possano durare nel tempo. Destinatari del corso possono essere dunque sia le associazioni che già eseguono interventi nonviolenti in zone di conflitto nel mondo, sia i singoli individui che desiderano impegnarsi in questo tipo di azione socio-politica. Per qualsiasi tipo di informazione, è possibile visitare il sito del G.A.N. nella pagina in cui si possono trovare le informazioni del corso.

giovedì 17 maggio 2012

Check-up diritti, per conoscere e far valere i propri diritti

Si chiama Check-up diritto ed è un servizio pensato per aiutare i consumatori a conoscere e a rivendicare i propri diritti quando hanno a che fare con le aziende che vendono, o cercano di vendere, loro servizi o prodotti. I diritti di cui ogni utente consumatore dovrebbe essere consapevole sono raggruppati in cinque aree: pratiche commerciali scorrette, telemarketing, credito al consumo, garanzia di conformità e servizi turistici. Per ognuna di queste aree, si elenca ciò che l'utente deve pretendere per respingere comportamenti scorretti da parte dei soggetti venditori; e per ognuna un numero verde da chiamare in caso di dubbi o di domande, o per acquisire informazioni utili su come comportarsi nel caso si sia rimasti vittima di qualche comportamento commerciale scorretto. L'iniziativa è stata promossa da Altroconsumo, Codici, ACU (Associazione Consumatori Utenti), Casa del Consumatore, con il contributo del Ministero per lo Sviluppo Economico. Check-up diritti ha anche un sito internet, dove iniziare a conoscere meglio, e a far valere, i propri diritti.

giovedì 10 maggio 2012

A Bergamo un Master sulla Nonviolenza Applicata

A Bergamo, il prossimo settembre, partirà un Master un po' particolare. Il suo titolo è "Nonviolenza Applicata" e si propone di essere una proposta formativa per insegnare strategie e azioni nonviolente che cambino le dinamiche strutturali che nella nostra società generano la violenza. Questa sfida formativa lanciata dall'SDM School of Management dell'Università di Bergamo nasce proprio dal presupposto che la violenza può essere prevenuta, e non solo punita quando si verifica, e che essa abbia origine da meccanismi scientificamente individuabili e modificabili. Il Master si rivolge soprattutto a coloro che vogliono impegnarsi per un profondo, anche se lento, rinnovamento sociale e culturale, a partire dalla seguenti figure professionali: mediatori sociali e culturali, dirigenti delle risorse umane, dirigenti e insegnanti di scuole, educatori, dirigenti e quadri in dipartimenti di project management o responsabilità sociale d'impresa, funzionari o consulenti di organizzazioni governative e non governative, operatori che desiderano diventare sistemisti per la certificazione di Responsabilità Sociale SA8000; ma queste sono solo alcune delle categorie di potenziali partecipanti al Master, che rimane aperto anche ad altri soggetti, che desiderano imparare metodi di nonviolenza applicata da implementare laddove vivono e lavorano. All'interno del percorso di un anno previsto dal Master è previsto anche lo studio scientifico dei concetti di violenza e nonviolenza, cosi come lo studio critico della violenza strutturale in tutti gli aspetti della vita sociale. Uno degli obiettivi è quello di formulare proposte, strategie e azioni nonviolente alternative per i tempi brevi e lunghi, e promuovere cosi l'applicazione pratica delle proposte secondo i principi della responsabilità sociale, della cittadinanza attiva e della sostenibilità ambientale. 
Il Master ha il patrocinio dell'Agices, Assemblea generale italiana del commercio equo e solidale. Per chi volesse iscriversi al Master, su questa pagina del sito dell'SDM School of Management dell'Università di Bergamo si possono raccogliere informazioni utili; per l'iscrizione c'è tempo fino al 5 luglio.

venerdì 4 maggio 2012

Io.Equo, dal 12 maggio grande campagna nazionale per il commercio equo e solidale

Si chiamerà Io.Equo e partirà il 12 maggio, in occasione della Giornata mondiale del commercio equo e solidale. Sarà una grande campagna nazionale con eventi un po' in tutta Italia per sensibilizzare il grande pubblico sui benefici che il commercio equo e solidale porta all'economia reale, per un commercio più vicino ai bisogni reali delle persone. Introdurre nell'economia reale i valori tipici del commercio equo e solidale, la trasparenza, il rispetto per l'altro, la tracciabilità delle operazioni economiche e il rispetto per la bio-diversità, contribuisce infatti a rendere il sistema economico in cui viviamo più giusto, più equo, più rilassato e più al riparo da quelle logiche finanaziarie che creano ingiustizie e disuguaglianze. Al centro della campagna Io.Equo ci sarà l'attenzione all'agricoltura, oggi abbastanza snobbata soprattutto in Occidente, ma che rimane un'attività primaria e indispensabile, non solo per chi vive direttamente di essa, ma per tutti gli abitanti del pianeta; questa attività oggi sta purtroppo subendo dei duri colpi sia a causa delle speculazioni finanziarie sulle materie prime alimentari, sia a causa della pratica del land grabbing, il consumo indiscriminato di suolo agricolo per fini diversi da quello alimentare.In occasione della campagna in molte città italiane saranno organizzati durante tutto il mese di maggio diversi eventi, tra cui spettacoli, cene, mercatini e laboratori, tutti all'insegna del commercio equo e solidale; per saperne di più questo è il sito della campagna, dove è possibile anche consultare tutti gli eventi in programma città per città.

venerdì 27 aprile 2012

A Reggio Calabria una bottega della legalità intitolata a Domenico Gabriele

Chi era Domenico Gabriele? Era un bambino di 10 anni che stava giocando liberamente in un campo da calcio a Margherita a Crotone, quando una pallottola lo colpì ponendo poi fine, dopo pochi mesi, alla sua giovane vita. Era il 25 giugno 2009 quando la pallottola colpiva il piccolo Domenico, Dodò per tutti quelli che lo conoscevano, ed era il 20 settembre 2009 quando Dodò esalava il suo ultimo respiro. Il processo per quel drammatico evento è ancora in corso, ma gli inquirenti pensano che Dodò sia stato una vittima accidentale di un agguato mafioso che aveva come bersaglio Gabriele Marrazzo, morto sul colpo. Da oggi vi sarà un luogo, in Calabria, dove sarà più facile ricordare Dodò. E' la nuova bottega della legalità Libera Terra, inaugurata presso il Consiglio Regionale della Calabria a Palazzo Campanella, a Reggio Calabria; questa nuova bottega della legalità ospiterà i prodotti delle cooperative nate sui terreni confiscati alla mafia, e sarà gestita dalla cooperativa IChora, una cooperativa che ha sede s Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, e in cui lavorano insieme giovani calabresi e trentini nel segno di un impegno comune e nazionale contro la mafia e per la legalità. La nuova bottega della legalità è stata realizzata sotto la guida di Rosa Quattrone, figlia di Demetrio Quattrone, un'altra vittima della ndrangheta, ucciso a Reggio Calabria nel 1991.

giovedì 19 aprile 2012

Più di 200 enti locali già soci di Avviso Pubblico

Più di una volta in questo blog mi è capitato di parlare di Avviso Pubblico, l'associazione che dal 1996 cerca di collegare gli amministratori pubblici che si impegnano concretamente per amministrare i propri enti locali all'insegna della legalità e contro le mafie, che ormai cercano di entrare con i loro tentacoli ormai un po' dappertutto nel nostro paese, soprattutto quando si tratta di gestire soldi pubblici. Ebbene, a oggi, stando a quanto viene riportato sul sito stesso dell'associazione, gli enti locali che hanno aderito ad Avviso Pubblico, sono più di 200. Ancora poca cosa se si pensa alle migliaia e migliaia di enti locali, tra comuni, province e regioni che esistono in Italia, ma comunque un numero che ormai rende la rete di Avviso Pubblico un soggetto significativo, con la possibilità di intraprendere azioni incisive, nella lotta contro le mafie e per la legalità. Una cosa incoraggiante è che, anche solo guardando alla homepage del sito dell'associazione, si vede come ogni tanto si aggiunge qualche comune o qualche altro ente locale, per cui si ha l'impressione che, anche se lentamente, questa rete per una maggiore legalità nel nostro paese vada crescendo. In questa pagina del sito dell'associazione è possibile vedere l'elenco degli enti locali che hanno aderito all'associazione, suddivisi per regione.

venerdì 13 aprile 2012

E se l'economia della Cina non fosse cosi forte come sembra?

Da anni si dice che la Cina è e sarà sempre di più la nuova locomotiva economica del mondo; da anni questo paese vede il suo Pil crescere a tassi dell'8-9%; numerosissime sono state le analisi che hanno previsto un futuro fatto di crescita e prosperità per la Cina. Ma c'è anche qualcuno che non la pensa cosi, ma che anzi prevede tempi duri per l'economia del paese asiatico. E' Larry Lang, titolare della cattedra di Studi finanziari all’Università cinese di Hong Kong e noto opinionista della televisione nazionale della Cina continentale. Sono frasi forti quelle che Larry Lang pare abbia detto durante una lezione a porte chiuse nella città di Shenyang, nella provincia settentrionale del Liaoning: l'economia cinese è sull'orlo della bancarotta e ogni provincia cinese ha i conti simili a quelli della Grecia. Ma tutto questo, secondo Larry Lang, non lo si può dire in Cina, perché in Cina non si può dire la verità; e infatti Larry Lang aveva invitato gli studenti a non registrare la sua lezione per non far uscire le sue parole al di fuori dell'aula, ma qualcuno ha registrato la lezione e l'ha pubblicata su YouTube. Il docente che insegna a Hong Kong pone a sostegno della sua tesi 5 motivi. Il primo è la reale entità del debito cinese, che sarebbe di circa 36 mila miliardi di yuan, ossia 5,68 mila miliardi di dollari, una cifra che si ottiene sommando il debito dei governi locali, compresi tra i 16 mila e i 19,5 mila miliardi di yuan, e il debito delle imprese di proprietà statali, di circa 16 mila miliardi di yuan; e la situazione è destinata a peggiorare a causa degli interessi che continuano a crescere, che sono ora di circa 2 mila miliardi di yuan all'anno.Il secondo motivo dell'imminente crollo dell'economia cinese sarebbero le reali dimensioni dell'inflazione; secondo il governo cinese l'inflazione sarebbe del 6,2%, ma per Lang, il vero tasso di inflazione è vicino al 16%; e questa tesi sarebbe anche comprovata in un certo senso dalle sempre più numerose proteste sociali contro il crescente costo della vita che avvengono in varie parti del Paese, e dalla recente riduzione del volume di liquidità immesso nel circuito economico cinese dalla Banca centrale del popolo. Il terzo motivo che Lang adduce a sostegno della sua tesi è lo squilibrio tra consumo interno e produzione industriale; secondo il docente un cinese medio consuma solo il 30% dei prodotti dell'attività economica interna e questo dato è destinato a far diminuire progressivamente la produzione industriale. Il quarto motivo che per Larry Lang dimostra la crisi dell'economia cinese è quasi la messa in discussione di un mito; secondo Lang infatti il Pil cinese non starebbe crescendo a un tasso di crescita intorno al 9%, come dichiara il governo cinese, ma starebbe addirittura calando; la Cina in recessione come l'Italia? Questo sembrerebbe dire il professor Lang; che sostiene che le chiusure di molte aziende private in Cina negli ultimi due anni, con le ondate di disoccupazione annesse, sarebbero state dovute proprio a questa crisi; e se chiudono le aziende private, che secondo alcuni studi garantiscono il 70% della Pil, allora effettivamente per il Pil cinese possono essere guai seri. L'ultimo motivo per cui l'economia cinese sarebbe sull'orlo del baratro, secondo Lang, sarebbe l'elevata pressione fiscale presente in Cina; pare che la pressione fiscale per le imprese (considerando sia le imposte dirette che quelle indirette) sia intorno al 70%, mentre per i privati arrivi al 51,6%. Da ultimo riportiamo quella che sembra essere stata una delle ultime frasi che il professor Lang ha detto durante la sua lezione: “Appena lo tsunami economico inizierà a colpire la Cina, il regime perderà la sua credibilità e il nostro Paese diverrà uno dei più poveri al mondo”. Staremo a vedere se sono le parole di un allarmista pessimista che ha preso un abbaglio, o quelle di uno che ha cercato, nel suo piccolo, di dire la verità sull'economia del proprio paese.

giovedì 5 aprile 2012

L'urgenza dell'aiuto ai bambini e a tutto il popolo del Sahel

Sono dati drammatici quelli che provengono dal Sahel e che l'Unicef ha fatto conoscere al mondo intero. In Ciad, Burkina Faso, Mauritania, Mali, Niger, e nelle regioni settentrionali di Nigeria, Camerun e Senegal, vi sono oltre 1 milione di bambini che rischiano di morire per malnutrizione, e un altro 1 e mezzo circa che soffrono di quella che viene chiamata malnutrizione moderata, ma che sempre malnutrizione è; ogni anno in quest'area del continente africano muoiono 645.000 bambini, e di questi ben 226.000 muoiono a causa della malnutrizione. A causa di questi dati l'Unicef ha lanciato a livello mondiale la campagna Emergenza nel Sahel - 1 milione di bambini a rischio fame - Dai l'allarme!, con cui l'organizzazione mondiale si propone di raccogliere i fondi necessari per affrontare questa emergenza. Emergenza che non riguarda solo i bambini del Sahel, riguarda anche molto ragazzi, giovani e adulti, in quanto in tutto la popolazione a rischio è di circa 10 milioni. Tutte queste persone rischiano la vita non solo per la scarsa quantità e la scarsa qualità del cibo disponibile, ma anche a causa della mancanza di acqua potabile, di condizioni igieniche di base e di adeguati servizi di assistenza medica. Per chi volesse dare un suo contributo per il popolo a rischio del Sahel, è possibile farlo a partire da questa pagina del sito dell'Unicef.

giovedì 29 marzo 2012

Lo sapevate che il Costa Rica...

Lo sapevate che il Costa Rica produce più del 95% dell'energia elettrica che si consuma al suo interno da fonti rinnovabili, è il terzo paese con l'aria più pulita al mondo, il quinto nell'Indice di Impegno Ambientale, che ha un territorio che per il 35% circa è rappresentato da parchi naturali e aree protette, sia statali, la maggior parte, sia private, che ospita il 5% della biodiversità dell'intero pianeta, che ha scelto di non utilizzare i giacimenti di petrolio presenti al suo interno, che si propone di diventare entro la fine di quest'anno il primo paese al mondo a zero emizzioni di carbonio, con un bilancio in pari tra emissione di CO2 emessa e CO2 assorbita dalle piante, che ha una legislazione ambientale considerata tra le migliori e le più avanzate al mondo? Lo sapevate tutto questo? Forse è anche per questi motivi che il Costa Rica è considerato, dal World Database of Happiness, il paese più felice al mondo. E probabilmente è per questi motivi che il prossimo Forum internazionale dell'Informazione per la Salvaguardia della Natura, il decimo della sua storia, si svolgerà proprio in Costa Rica, nella sua capitale San José.

giovedì 22 marzo 2012

Dalle città dei diritti umani modelli economici e sociali più sostenibili?

Perché non ricominciare dalle proprie città per uscire dalla crisi? Questa un po' l'idea di fondo di una giornata di studio e di formazione organizzata a Padova per il prossimo 30 marzo dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e dal Centro Diritti Umani dell’Università di Padova. Il titolo della giornata di studio parla chiaro: Costruiamo la Città dei Diritti Umani. Si parlerà del ruolo centrale che le città possono avere per promuovere una cultura sociale ed economica diversa e alternativa da quella che il sistema globale dell'economia propone e, la maggior parte delle volte, impone. In un mondo in cui le comunità locali sono sempre più soggetti passivi di dinamiche economiche e sociali molto più grandi di loro e di fronte alle quali si sentono impotenti, è forse proprio riscoprendo invece le potenzialità che esse hanno per cambiare in meglio la vita delle persone che ne fanno parte, che si riesce a reagire a un momento di crisi economica e sociale di carattere globale. Si pensi per esempio alla possibilità di favorire rapporti economici locali rispetto ai rapporti con grandi soggetti internazionali; si pensi alla possibilità di privilegiare le piccole attività rispetto alla grande distribuzione; si pensi ai prodotti a km 0; si pensi alle esperienze dei G.A.S. (i Gruppi di Acquisto Solidale); sono molte le modalità con cui dalle città possono partire modelli di sviluppo economico e di convivenza sociale positivi. Nella giornata di studio di Padova saranno affrontati diversi temi legati alla vita delle città, quali per esempio quelli legati alla salvaguardia dei diritti umani e alla promozione di una cultura cittadina di pace, e quelli legati alla responsabilità che le città hanno per incidere in modo positivo sulle dinamiche economiche e sociali mondiali; per ogni tema, ci sarà anche la condivisione di esperienze, riflessioni, e, soprattutto spunti e suggerimenti su come rilanciare l'azione positiva che le città possono svolgere per portare nel mondo dinamiche sociali ed economiche fatte di solidarietà, di giustizia e di crescita economica sostenibile. A questa pagina è possibile consultare il programma preciso dell'evento di Padova e i relatori che interverranno.

giovedì 15 marzo 2012

Consegnate al Presidente della Repubblica le cartoline contro la corruzione

Ricordate la campagna contro la corruzione lanciata più di un anno fa da Libera e da Avviso Pubblico? Ebbene, come scrivevo in un post un paio di mesi fa, questa campagna ha raccolto 1 milione e 200 mila cartoline con la firma di altrettanti italiani che hanno voluto cosi esprimere il loro desiderio che in Italia la corruzione sia combattuta in modo efficace e serio, e che quindi hanno dato la loro firma per chiedere l'attuazione di quanto proposto nell'appello della campagna. E il 2 marzo scorso una parte di queste cartoline, a rappresentanza di tutte quelle raccolte, sono state consegnate al Presidente della Repubblica. Durante la cerimonia di consegna al Quirinale, come simbolo di tutte le cartoline raccolte, sono state presentati al Presidente della Repubblica tanti pacchettini di cartoline quante sono le regioni italiane, e pare che al termine dell'incontro, come viene raccontato in questo video, quando i promotori della campagna stavano riportando via i pacchettini con le cartoline, il Presidente della Repubblica ha detto loro che quelle cartoline non andavano portate via, ma andavano portate, e conservate, negli archivi storici della documentazione del palazzo del Quirinale. Un segnale importante di interesse e di valorizzazione di questa iniziativa popolare da parte della più alta carica istituzionale del nostro Paese. Speriamo che questo gesto si possa tradurre presto in iniziative legislative concrete per diminuire la corruzione in Italia.

giovedì 8 marzo 2012

La battaglia dei lavoratori del tè nello Sri Lanka

Il tè è un prodotto molto importante per gli abitanti dello Sri Lanka. Di loro, più di 600 mila sono infatti impiegati in circa 250 piantagioni diverse. E c'è una regione dello Sri Lanka in particolare dove la coltivazione del tè è molto importante; si chiama Nuwara-Eliya, ed è un distretto del paese dove ci sono 113 piantagioni di tè, in cui lavorano più di 60.000 persone; ed è un distretto dove si soffre povertà e disoccupazione. Per cercare di aiutare la popolazione locale, il presidente dello Sri Lanka aveva promesso, nel dicembre scorso, di dare in concessione agli abitanti del posto una parte dei 37.000 ettari di terreni di proprietà dello Stato non ancora utilizzati, per aprire nuove piantagioni e dare cosi nuovo lavoro ai disoccupati del distretto. Si trattava, e si tratta, di un'idea utile a dare direttamente ai contadini dei terreni da coltivare in proprio, senza costringerli a lavorare nelle grandi piantagioni, dove spesso essi sono sfruttati. Ma fino a qualche settimana fa, il governo non aveva mantenuto le sue promesse. Allora, gli abitanti del distretto hanno preso carta e penna e hanno mandato quasi 2.000 lettere al Ministero dell'Agricoltura per sollecitare la consegna dei terreni in concessione. La speranza è che questi lavoratori possano iniziare presto a lavorare il tè nei nuovi terreni.

giovedì 1 marzo 2012

L'amianto fa male, anche nel sud del mondo

Segnalo questa riflessione di Fairtrade sulla recente sentenza di condanna degli imprenditori dell'azienda Eternit per le morti e i danni alla salute provocati da un'uso irresponsabile dell'amianto nel corso degli anni passati. Tale sentenza, definita storica, oltre che dare un piccolo contributo per restituire dignità e giustizia alle famiglie delle vittime dell'amianto nel piemontese, permette di prendere ancora maggiore consapevolezza sul problema del danno che l'amianto provoca alla salute degli esseri umani. E se questa consapevolezza ormai nel nostro Paese è abbastanza diffusa, purtroppo in tanti paesi del mondo, o ancora non c'è o chi ce l'ha non fa ancora abbastanza per trasformarla in azioni concrete per evitare gli stessi danni alla salute, che possono portare alla morte, per cui è scattata la condanna di Torino. In America latina, cosi come in India, ma, probabilmente, anche in tanti altri paesi del sud del mondo, l'amianto viene ancora utilizzato in case, aziende, magazzini ed edifici dove le persone di quei paesi passano ore e ore ogni giorno della loro vita. E allora è auspicabile che l'ulteriore conferma dei danni provocati dall'amianto arrivata dalla sentenza di Torino funga da stimolo ulteriore per portare e far crescere questa consapevolezza dove ancora essa non è sufficientemente forte per evitare che succeda il peggio.

giovedì 23 febbraio 2012

La drammatica situazione dei tibetani di Lhasa

Nel post di settimana scorsa, ho segnalato i primi, timidi tentativi di democrazia che si stanno facendo in alcuni villaggi della Cina. Ma purtroppo in tante regioni controllate dal governo cinese, si vive ancora sotto una dittatura arrogante e violenta e non è ancora possibile vedere rispettati i propri diritti umani. E' il caso del Tibet. Segnalo questa testimonianza di una persona appena rientrata dal Tibet, dove si racconta di come sono costretti a vivere i tibetani di Lhasa, la capitale del Tibet. Addirittura si paragonano i quartieri di Lhasa dove vivono i tibetani al Ghetto di Varsavia. Il regime cinese ha fatto di tutto per ridurre il numero di tibetani a Lhasa; ora sono solo 200.000 contro 1,2 milioni di cinesi dell'etnia han. Questi tibetani rimasti nella capitale della loro regione, sono costretti a vivere in quartieri controllati dai militari cinesi, circondati da mura e, talvolta, anche da filo spinato, e sono costretti a mostrare i documenti ogni volta che vengono fermati nei tanti posti di blocco presenti in città. Nei quartieri di Lhasa dove vivono, i tibetani sono costretti ad ascoltare le canzoni e le marce militari di regime. 7.000 tibetani che avevano partecipato a gennaio alla cerimonia del Kalachakra insieme al Dalai Lama a Bodh Gaya in India, appena rientrati nel loro paese, sono stati arrestati e portati nei campi di rieducazione ai lavori forzati. Nessuna pietà per i più anziani, che non hanno potuto ricevere neanche le coperte dai loro famigliari, che anzi, in molto casi, sono stati a loro volta arrestati. Quelli che prima erano monasteri dove vivevano monaci e monache tibetane, ora assomigliano più a delle caserme, dove, insieme ai pochi monaci e alle poche monache rimaste, risiedono anche i militari cinesi, che cosi controllano direttamente ciò che avviene dentro le mura dei monasteri. Il Dalai Lama aveva a Lhasa dei piccoli appartamenti; ora sono stati venduti tutti a un uomo d'affari cinese. Molti monaci tibetani sono pronti a digiunare fino alla morte per combattere contro questa situazione. Quanto tempo durerà ancora la repressione dei tibetani nelle loro terre?

giovedì 16 febbraio 2012

Dopo la Russia, la primavera arriverà anche in Cina?

Dopo i paesi arabi e altri paesi del mondo in cui v'è da decenni una dittatura, come la Birmania, anche in Russia la società civile sembra non starci più a sottostare ai ridicoli e dannosi giochi del dittatoriello o dei dittatorielli che guidano il Paese, e centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza ripetutamente, da dicembre a oggi, in diverse città russe, per chiedere democrazia, rispetto delle regole e della dignità del popolo russo. La domanda è: dopo la Russia, anche in Cina vedremo queste manifestazioni pacifiche con cui la gente chiede rispetto per se stessa? In realtà di manifestazioni di questo tipo in Cina ce ne sono già state parecchie negli anni scorsi, ma un po' qui in Occidente non se ne veniva a conoscenza a causa della censura cinese, un po' molto spesso esse venivano represse abbastanza velocemente con metodi violenti. Ma ultimamente dalla Cina sembrano arrivare eventi che prendono una piega leggermente diversa del solito. A Wukan, un villaggio di circa 20.000 abitanti della regione del Guangdong, la gente che ha iniziato a protestare nel settembre scorso contro la vendita dei propri terreni a un'azienda privata, senza risarcimento, da parte delle autorità locali, è riuscita, comunque dopo tentivi di repressione, molti arresti e la morte di un leader della protesta, a imporre la cacciata dei funzionari locali corrotti del Partito Comunista e un'indagine sull'esproprio forzato dei terreni, ed è riuscita a fare elezioni libere nel villaggio, dove 6.000 elettori hanno scelto democraticamente 11 persone che hanno costituito una commissione che dovrebbe portare la comunità di Wukan a nuove elezioni per eleggere liberamente i rappresentanti del nuovo governo locale. Dopo poche settimane, un'altra comunità del Guangdong, Wanggang, è riuscita ad ottenere libere elezioni e un'inchiesta sull'esproprio forzato delle terre dei contadini. Questo vuol dire che piano piano la democrazia inizia ad affermarsi anche in Cina? Forse è presto, molto presto per dirlo, come sostiene Willy Wo-Lap Lam, un esperto di Cina contemporanea, il cui articolo lo si può leggere qui tradotto in italiano, spiegando bene i motivi per cui è difficile che da un giorno all'altro in Cina arrivi la democrazia. Però forse se non un vero e proprio vento, una piccola brezza nuova anche in Cina sta arrivando, come dimostrano alcuni gesti, come la pubblicazione sul social network cinese Sina Weibo, che ha più di 250 milioni di utenti registrati, di un'immagine con cui un giovane cinese fa 30 domande a coloro che si oppongono alla democrazia; ebbene, questo post è stato condiviso più di 9.000 volte e ha avuto più di 2.300 commenti; qui è possibile vedere quell'immagine e leggere la traduzione in inglese delle 30 domande.

giovedì 9 febbraio 2012

La distribuzione della ricchezza in Italia e l'importanza di una tassazione sui grandi patrimoni

Recentemente la Banca d'Italia ha presentato la sua indagine sui bilanci delle famiglie italiane. In questa indagine, oltre ai dati sulla ricchezza netta media posseduta dalle famiglie italiane, ci sono anche dei dati interessanti relativi alla distribuzione della ricchezza nel nostro Paese. Secondo questi dati, emerge che nel 2010 il 10% delle famiglie più ricche d'Italia possedevano il 45,9% della ricchezza totale del nostro Paese, mentre il 50% delle famiglie meno abbienti detenevano una percentuale inferiore al 10% della ricchezza totale. E' una fotografia spietata che certifica le profonde diseguaglianze economiche presenti nel nostro paese. Diseguaglianze che sembrano essere più o meno le stesse da 20 anni a questa parte, se è vero che dal 1990 al 2010 la percentuale della ricchezza posseduta dal 10% delle famiglie italiane più ricche ha oscillato tra il 40% e il 47%, e la percentuale della ricchezza posseduta dal 50% delle famiglie meno abbienti ha oscillato tra l'8% e l'11%; i valori pertanto negli ultimi vent'anni non hanno subito grosse variazioni, anzi, se si prendono i dati dal 2004 al 2010, sembra esserci addirittura un trend negativo in atto; il fatto che questi valori si siano mantenuti per cosi tanto tempo entro una forbice sottile di valori, fa supporre che probabilmente anche l'anno scorso queste percentuali non abbiano subito grosse variazioni. Queste disuguaglianze sono certificate anche dall'indice di Gini, parametro che serve proprio per dare un valore uniforme per tutti i paesi del grado di disuguaglianze in essi presenti. L'indice di Gini è un valore che va da 0 a 1, dove 0 rappresenta il massimo dell'uguaglianza e 1 il massimo della disuguaglianza. L'indagine della Banca d'Italia misura l'indice di Gini sia sulla ricchezza totale posseduta dalle famiglie, sia sui redditi derivanti da lavoro. Ebbene, nel primo caso l'Italia ha un valore di 0,62, valore purtroppo più vicino all'1 che allo 0; ma nel secondo caso, ossia se si prendono solo i redditi derivanti da lavoro questo indice per l'Italia scende a 0,35; cosa vuol dire questo? Che le disuguaglianze economiche nel nostro Paese non risiedono tanto nelle disparità di retribuzione lavorativa, che pure ci sono, quanto nella concentrazione di grandi patrimoni nelle mani di pochi. Per questo la strada della tassazione sui grandi patrimoni probabilmente è quella che potrebbe aiutare veramente a ridurre le diseguaglianze economiche nel nostro Paese.

giovedì 2 febbraio 2012

La campagna contro i caccia F-35

Dal 7 al 25 di febbraio, un po' in tutta Italia, si terranno una serie di iniziative e di manifestazioni per fare pressione su governo e parlamento italiani per bloccare il finanziamento previsto di 15 miliardi di euro per la costruzione dei caccia F-35 (15 miliardi che tra l'altro sembrano diventare 45 se si considerano non solo le spese di costruzione, ma anche quelle di gestione). Si tratterà di una forte campagna di mobilitazione che riguarderà diverse città italiane e che è promossa dalla Rete italiana per il Disarmo, da Sbilanciamoci!, dalla Tavola per la Pace e da altre associazioni e movimenti che hanno a cuore il tema del disarmo. La campagna contro i caccia F-35 sarà parte della campagna più ampia Tagliamo le ali alle armi, partita più di 2 anni fa per chiedere la diminuzione delle spese militari italiane, e arrivata oltre quota 45.000 adesioni. Si è scelto il 7 febbraio come giorno d'inizio della campagna contro i caccia F-35 proprio perché proprio il 7 febbraio del 2007 l’allora sottosegretario alladifesa del governo italiano firmava a Washington il protocollo d'intesa per la partecipazione italiana alla seconda fase del programma F-35. I promotori della campagna hanno già fatto i calcoli di cos'altro di più utile si potrebbe fare con i miliardi tolti agli F-35: 45.000 asili nido pubblici, oltre 200.000 posti di lavoro, o la messa in sicurezza di oltre 13.000 scuole italiane che non rispettano le norme antisismiche e quelle antincendio. Inoltre fanno notare come, contrariamente a quanto sostenuto dall'attuale ministro della difesa del governo italiano, in caso di rinuncia, l'Italia non dovrebbe pagare nessuna penale, e come i 10.000 nuovi posti di lavoro che si prevedeva potesse portare in Italia il progetto degli F-35, in realtà al massimo sarebbero meno di 2.000. La campagna contro gli F-35 si concluderà il 25 febbraio prossimo con la manifestazione delle 100 piazze d'Italia contro i caccia F-35 e con una manifestazione a Roma per la presentazione delle adesioni raccolte con la campagna Tagliamo le ali alle armi.

giovedì 26 gennaio 2012

Un appello per un nuovo rapporto tra Italia e Libia

Caduto il vecchio regime, ora in Libia c'è spazio per costruire un futuro diverso dal tragico passato che questo paese si lascia alle spalle. Ma questo futuro dipenderà anche dagli accordi che questo nuovo governo farà con gli altri governi, soprattutto con i paesi dell'area mediterranea più vicini. Tra questi, l'Italia, che ha intrattenuto con la Libia in passato rapporti molto discutibili, che spesso hanno fatta carta straccia dei diritti umani. Pochi giorni fa c'è stato il primo incontro tra il primo ministro italiano e quello libico e, in occasione di questo incontro, Amnesty International, ha scritto una lettera-appello al presidente del consiglio italiano per chiedere che la cooperazione con la Libia sia d'ora in poi impostata su criteri completamente diversi rispetto a quelli adottati in passato. Nello specifico si chiede di rifiutare azioni di respingimento in mare di migranti provenienti dalla Libia, come è stato fatto più volte in passato, di fare in modo che ogni attività di cooperazione sia trasparente e subordinata all'impegno dei due paesi di rispettare appieno i diritti umani di richiedenti asilo, rifugiati e migranti, di fondare qualsiasi tipo di controllo dei flussi migratori sul rispetto delle norme di diritto internazionale in materia di salvaguardia dei diritti umani dei rifugiati, e di rivedere il Memorandum d'intesa sul "controllo delle migrazioni", che purtroppo non mette in discussione gli accordi firmati in passato dai due paesi. Inoltre, nella lettera-appello, si chiede al governo italiano anche di fare pressione perché in Libia, con la nuova stagione politica, sia messa al bando la pena di morte, le torture e qualsiasi forma di violenza nei confronti dei detenuti, cessino gli arresti arbitrari e sia concesso a tutti i detenuti la possibilità di avvalersi di un avvocato. Nella sua lettere al presidente del consiglio italiano, Amnesty International denuncia ancora centinaia di casi, di cui è venuta a conoscenza l'associazione, di africani subsahariani che sono stati arrestati mentre stavano cercando di fuggire in Europa e che sono attualmente detenuti nel carcere di Ain Zara senza alcuna accusa formale. Per chi fosse interessato, qui è possibile leggera l'intera lettera di Amnesty International.

giovedì 19 gennaio 2012

Un appello perché si rispetti la volontà popolare sulla gestione pubblica dell'acqua

Ricordate il successo clamoroso dei referendum del giugno scorso su acqua, legittimo impedimento e centrali nucleari? Ecco, mentre per gli ultimi due temi sembra che per ora la volontà popolare venga rispettata, per quanto riguarda l'acqua, sembra che ciò possa non avvenire. Con l'acuirsi della crisi economica e l'accellerata del governo italiano sul tema delle liberalizzazioni e della concorrenza, pare che nell'agenda del governo ci sia all'ordine del giorno anche l'idea di allentare i vincoli per una gestione pubblica dell'acqua e di favorire l'ingresso in essa dei privati. Nessuna legge è stata ancora approvata e quindi bisogna aspettare a vedere i passi ufficiali del governo nei prossimi giorni prima di emettere giudizi, ma intanto, solo il fatto che si parli di possibili proposte che vanno contro l'esito dei referendum per la gestione pubblica dell'acqua, può di per sé essere un campanello d'allarme da non sottovalutare. Per questo, coloro che hanno promosso i referendum sull'acqua, hanno lanciato un nuovo appello, per continuare a vigilare sulle azioni del governo in questo campo e per mantenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica su questo tema per continuare a difendere l'esito dei referendum. A questa pagina si può firmare l'appello, che ribadisce la volontà di milioni di italiani: l'acqua deve continuare a essere considerata un bene pubblico da gestire pubblicamente, e non una merce da far gestire a privati con una logica di profitto.

giovedì 12 gennaio 2012

Raggiunto l'obiettivo di firme per la campagna anti-corruzione di Libera e Avviso Pubblico

Più di un anno fa scrissi un post su una campagna appena lanciata, era il dicembre 2010, da Libera e Avviso Pubblico per combattere la corruzione nel nostro Paese. Ebbene, a distanza di un anno, l'obiettivo di quella campagna è stato raggiunto: sono state raccolte circa 1 milione e 200 mila firme, da mandare al nostro presidente della Repubblica, firme di persone che hanno sottoscritto l'appello delle 2 associazione promotrici in cui si chiede di attuare anche in Italia le leggi anti-corruzione già previste in Europa dalla Convenzione di Strasburgo del 1999 e giò operative anche in molti altri stati nel mondo, In particolare, nell'appello sottoscritto da un milione e mezzo di italiani, si chiede di prevedere anche per i beni confiscati a seguito di indagini sulla corruzione, la possibilità di farne un uso sociale utile alla collettività, come già avviene per i beni confiscati ai mafiosi, si sollecita l'introduzione nel codice penale dei nuovi reati della corruzione realizzata con favori e regali, oltre a quella ottenuta con la più "tradizionale" bustarella, della corruzione tra privati e dell'auto-riciclaggio; inoltre, si chiede di allungare i termini di prescrizione per i reati legati alla corruzione, di prevedere per questo tipo di reati operazioni sotto copertura e di introdurre anche per essi la figura del collaboratore di giustizia, proprio come avviene per i reati di mafia. A questa pagina si può leggere l'intero appello.