sabato 29 marzo 2008

Fa' la cosa giusta, la fiera del consumo critico

Anche quest'anno si svolgerà a Milano, dall'11 al 13 aprile, Fa' la cosa giusta, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Organizzata da Terre di Mezzo, giornale ed editore di strada, questa fiera torna dopo le 4 edizioni di successo che si sono svolte l'anno scorso in 4 diverse città italiane: Milano, Trento, Parma e Torino. Scopo dell'evento è di presentare modelli di consumo critico che aiutino le persone a contribuire, mediante il proprio comportamento di acquisto, a promuovere modelli di vita sostenibili, in cui il primo obiettivo sia il miglioramento della qualità della vita di tutti. Protagonisti della fiera circa 500 tra produttori locali, cooperative sociali, botteghe del commercio equo e solidale, ong e agricoltori biologici, che presenteranno i loro prodotti portatori di valori importanti come solidarietà e rispetto dell'ambiente. Prodotti che andranno dai cibi tipici agli ortaggi sani, dai vestiti ai gioielli, dalle vacanze ai prodotti per il tempo libero. Quest'anno la fiera darà particolare attenzione al tema dell'abitare sostenibile, con prodotti, iniziative ed eventi che parleranno di arredamento ecologico, di riduzione dei consumi e di fonti di energia pulita. Come ogni anno, accanto alla fiera-mercato, sono previsti anche dibattiti e incontri con studiosi e protagonisti di un'economia solidale, percorsi studiati per gli studenti, e momenti di intrattenimento per tutti. Per chi volesse avere ulteriori informazioni sull'iniziativa è possibile trovarle su questo sito.

martedì 18 marzo 2008

Medici Senza Frontiere getta luce sulle crisi umanitarie dimenticate

Anche quest'anno Medici Senza Frontiere ha voluto, insieme all'Osservatorio di Pavia, analizzare lo spazio dato dai telegiornali italiani alle crisi umanitarie nel mondo. Il primo dato importante che emerge è un calo dell'attenzione generale riservata alle grandi crisi dai telegiornali nazionali più importanti, certificato dal passaggio delle notizie ad esse riservate da una percentuale del 10% sul totale delle notizie date, a una dell'8%. Le 10 tragedie umanitarie più ignorate sono: Somalia, Zimbabwe, tubercolosi, malnutrizione infantile, Sri Lanka, Repubblica Democratica del Congo, Colombia, Myanmar, Repubblica Centrafricana e Cecenia. Addirittura non si trova traccia di alcuna notizia dedicata alla Repubblica Centrafricana, la cui popolazione continua a soffrire gli scontri tra i diversi gruppi armati. In generale la tendenza è di dare più spazio a quelle tragedie in cui sono coinvolti, o come vittime o come protagonisti di azioni di aiuto, italiani o occidentali. Cosi, se si parla tanto del conflitto in Colombia tra governo, gruppi guerriglieri come Farc e ELN, e gruppi paramilitari a proposito del sequestro di Ingrid Betancourt, si ignora che questo conflitto ha provocato la fuga di 3 milioni di persone, facendo della Colombia il 3° al mondo dei paesi con il più alto numero di sfollati, dopo Repubblica Democratica del Congo e Sudan. Sempre per la tendenza a non trattare ciò che non ci colpisce in prima persona, non si parla delle malattie che nel mondo ogni anno mietono migliaia di vittime. La tubercolosi, per esempio, che ogni anno provoca due milioni di morti, l'AIDS, che uccide ogni anno 2 milioni di persone, o la malaria, che causa una vittima ogni 3 secondi. Per non parlare di quella speciale malattia conseguenza dell'ingiusto ordine economico mondiale che si chiama malnutrizione, che ogni anno uccide 5 milioni di bambini sotto i 5 anni. Qui è possibile trovare il rapporto completo.

giovedì 6 marzo 2008

I musulmani che aiutarono gli ebrei negli anni dell'Olocausto

A Gerusalemme nel memoriale della Shoah, lo Yad Vashem, il più importante museo al mondo dedicato all'olocausto, c'è un'elenco di circa 22.000 nomi. Sono i cosidetti "giusti ta le nazioni", persone che operarono concretamente per salvare la vita degli ebrei durante gli anni dell'Olocausto. Ebbene, tra questi vi sono anche 70 musulmani. Coraggioso esempio di un amore universale e di una fede che non divide ma unisce, e testimonianza concreta di una frase che ricorre sia nel Talmud che nel Corano: "Chi salva una vita salva il mondo intero". Con il loro nome, essi rimangono lì a invitarci ad andare al di là di tutte le letture semplicistiche della realtà e dei suoi conflitti, e a indicarci una via di dialogo e di amore nel tentativo di risolvere la convivenza tra persone di cultura e religione differenti, una via molto diversa da quella che oggi, spesso, porta agli scontri e alla costruzioni di muri. I 70 musulmani "giusti" sono stati ricordati in una mostra recentemente promossa dal Centro di cultura e attività missionaria del Pime, sponsorizzata dalla Regione Lombardia, e intitolata appunto "Giusti dell'Islam". Attraverso 25 pannelli la mostra, organizzata nei giorni della celebrazione della Giornata della memoria, ha inteso raccontare la storia di alcune di queste persone: 2 bosniaci, 3 albanesi, 2 diplomatici turchi e un iraniano, che contribuirono a salvare la vita ad alcune decine di ebrei. Tutte persone che hanno rischiato la loro vita per aiutare gli ebrei vittime delle persecuzioni naziste. Come Necdet Kent, console turco a Marsiglia, che salì su un treno di deportati e convinse le SS a liberare tutti i "passeggeri" minacciando di creare un incidente diplomatico. O come Abdol Hossain Sardari, console iraniano a Parigi, conosciuto anche come lo "Schindler musulmano", che concedeva il passaporto anche a ebrei non provenienti dall'Iran per impedire il loro trasferimento nei lager. Nella mostra anche uno sguardo su un azione di oggi che lancia lo stesso messaggio di pace e di superamento dell'odio che ci hanno lasciato i "giusti musulmani": i genitori di Ahmed, un ragazzino palestinese di 12 anni ucciso per sbaglio da un israeliano, hanno donato i suoi organi salvando la vita di 6 persone israeliane. Anche oggi, come allora, musulmani ed ebrei continuano ad aiutarsi.