giovedì 18 dicembre 2008

Basterebbero 130 miliardi di dollari per combattere la fame nel mondo

Secondo le ultime stime della Fao, al mondo vi sono circa 963 milioni di persone sottonutrite, 40 milioni in più rispetto al 2007. Le cause di questo aumento risiedono nell'incremento dei prezzi delle materie prime agricole, nell'aumento generalizzato dei prezzi dei prodotti di prima necessità e nella crisi finanziaria ed economica che ha incominciato a colpire il mondo intero. Queste sono le persone che ogni giorno lottano tra la vita e la morte per fame, poi ci sono anche coloro che devono tirare faticosamente avanti con 1 o 2 dollari al giorno. Sempre secondo le stime Fao, coloro che vivono con meno di 1 dollaro al giorno sono 1 miliardo e 300 milioni, mentre le persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno sono circa 3 miliardi. Tutte queste persone nel 2009 rischiano di cadere nella povertà assoluta e sono a rischio sottonutrizione. Per sventare questo pericolo e per dare da mangiare decentemente a tutta questa gente, basterebbero, secondo i calcoli della Fao, solo 130 miliardi di dollari l'anno. Se si pensa che per il salvataggio dei principali gruppi bancari americani sono stati messi a disposizione 700 miliardi di dollari, e in Europa sono stati stanziati 200 miliardi di dollari solo come primissima iniziativa contro la recessione, ci si chiede: è possibile che non ci siano 130 miliardi di dollari da dare a chi muore di fame?

giovedì 11 dicembre 2008

Borghi solidali nella Locride per l'accoglienza degli immigrati

Vi sono al sud dei sindaci che si stanno muovendo per far fronte, con le proprie forze e le proprie idee, al fenomeno dell'immigrazione, anche quando la situazione sembra disperata. Il tutto parte da Lampendusa, dove continuano gli sbarchi di immigrati alla disperata ricerca di un futuro, prima ancora che di un futuro migliore. Qui, il sindaco, dopo aver cercato di trovare una sistemazione ad alcuni immigrati, ha chiesto aiuto agli altri sindaci del sud per cercare di accogliere in modo umano gli immigrati. All'appello hanno risposto 3 sindaci della Locride, quelli di Riace, Caulonia e Stignano. Questi piccoli comuni calabresi hanno infatti accolto centinaia di immigrati che erano sbarcati a Lampedusa, trovando loro un posto dove mangiare e dormire e coinvolgendoli in un'opera di rivitalizzazione di alcune zone di campagna rimaste nell'incuria generale a causa dell'emigrazione verso il nord e verso le città di coloro che prima vi abitavano. In questo modo gli immigrati non solo vengono accolti e ospitati in strutture pubbliche, ma vengono anche invitati a inserirsi nel tessuto sociale della comunità che li ospita. Ad essi si tenta di offrire non solo un po' di pane e un letto, ma anche la possibilità di costruirsi un futuro di dignità, con un lavoro che può anche farli sentire utili alla comunità.

giovedì 4 dicembre 2008

In ricordo di Rachel Corrie, pacifista morta a Gaza

Aveva solo 24 anni quando è stata ferita a morte mentre opponeva pacifica resistenza nei confronti di un bulldozer dell'esercito israeliano per evitare che questo distruggesse alcune case palestinesi. Il suo nome è Rachel Corrie, una pacifista statunitense che fin da giovanissima aveva deciso di impegnarsi per la pace nel Movimento per la Giustizia e la Pace. Nel 2003 la decisione di andare, con il movimento pacifista dell'ISM (International Solidarity Movement), a Rafah, nella striscia di Gaza, dove, dopo aver frequentato un corso di addestramento nelle tecniche di resistenza non-violenta, iniziò a partecipare ad alcune azioni non-violente di protesta contro l'occupazione di Gaza. Oltre alla presenza attiva in manifestazione pacifiste, Rachel svolgeva anche il mestiere di giornalista per documentare e denunciare tutte le violazioni dei diritti umani in quei territori. Aveva anche costruito rapporti di fiducia con tanti abitanti di Gaza, cui quando poteva dava una mano nelle necessità concrete di tutti i giorni, e aveva anche costruito un ponte di amicizia tra i bambini di Gaza e alcuni bambini americani di Olympie, la città dove aveva fatto i suoi studi prima di partire. Ma il 16 marzo del 2003, mentre si stava interponendo pacificamente per impedire che un bulldozer israeliano abbattesse delle case palestinesi, Rachel Corrie è stata schiacciata. L'esercito israeliano ha sostenuto che la ragazza non è stata uccisa dal bulldozer, ma da un oggetto contundente caduto da qualche parte, e che comunque la ragazza americana non era visibile dal militare che guidava il bulldozer. Gli amici di Rachel invece sostengono che la loro compagna è morta perché schiacciata dal bulldozer mentre si sbracciava su un cumulo di terra poi sovrastato dal bulldozer, ben visibile da chi stava guidando il mezzo. Per approfondire la conoscenza di Rachel Corrie, questo è il sito dedicato alla sua memoria, dove è possibile trovare tanto materiale che parla della sua esperienza, mentre questi sono video che mostrano alcune sue interviste o servizi su di lei.

giovedì 27 novembre 2008

Il Rigiocattolo per l'Africa, la solidarietà dei bambini e dei ragazzi

Sabato 13 e domenica 14 dicembre in 23 piazze europee avrà luogo il Rigiocattolo per l'Africa, un'iniziativa promossa da Il Paese dell'Arcobaleno, il movimento che unisce i bambini e gli adolescenti della Comunità di Sant'Egidio in tutto il mondo. Si tratta di una vendita di giocattoli e libri usati raccolti durante l'anno e risistemati dai bambini e dai ragazzi delle città coinvolte per evitare sprechi e aiutare la natura. Il ricavato della vendita andrà a sostegno del programma DREAM di approccio globale alla cura dell'AIDS in dieci paesi dell'Africa sub-sahariana (Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Guinea Bissau, Nigeria, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Camerun), avviato nel febbraio 2002 dalla Comunità di Sant'Egidio. Il progetto DREAM riafferma il diritto alle cure per tutti, e in particolare per i bambini africani affinché possano avere davanti a sé quella lunga vita cui vorremmo che ogni nostro bambino avesse diritto. Il Rigiocattolo per l'Africa sarà presente nelle piazze delle seguenti città: Roma, Napoli, Novara, Milano, Genova, Bari, Firenze, Catania, Messina, Livorno, Pisa, Padova, Trieste, Parma, Parigi, Barcellona, Madrid, Manresa, Antwerpen, Genk e Liège, Gladbach e Würzburg.

giovedì 20 novembre 2008

Amira Hass, una giornalista israeliana a Gaza

Israeliana, giornalista ed ex abitante di Gaza. Il suo nome è Amira Hass e il giornale per cui lavora è il quotidiano israeliano Haaretz. I militari le volevano impedire di ritornare a Gaza, su cui scrive sul suo giornale da anni, ma lei è riuscita comunque a rientrare nella sua città di un tempo, per vedere con i suoi occhi ciò di cui scrive e anche per rivedere i suoi vecchi amici. L'ha fatto a bordo di una nave di pacifisti internazionale, la Dignity. Amira è animata dalla convinzione che la libertà di stampa e la libertà di raccontare la verità dei fatti vedendoli di persona sia più importante del rispetto di blocchi militari che da anni impediscono ai giornalisti israeliani di documentarsi sul campo sulla situazione reale nella striscia di Gaza. La motivazione ufficiale, anche comprensibile, di questo diviero è il timore di sequestri, ma dietro questo timore rischia di annidarsi anche una censura totale nei confronti del popolo israeliano che rischia di rimanere all'oscuro di quello che effettivamente sta succedendo a Gaza. Amira Hass ha potuto cosi constatare di persona la miseria in cui versano i suoi ex concittadini, tra cui anche tanti vecchi amici, con cui ha potuto rivedersi dopo molti anni di separazione forzata. Ora la giornalista israeliana rischia, al rientro in Israele, di subire un processo per aver compiuto un'azione non autorizzata dall'esercito israeliano, ma si dice certa che, in caso di rinvio a giudizio, otterrà l'appoggio della sua testata, che ha condiviso questa sua decisione. (fonte Misna)

giovedì 13 novembre 2008

I paesi africani dicono no alle bombe a grappolo

Il prossimo 3 dicembre ad Oslo, in Norvegia, verrà firmato un trattato che può rivelarsi importante per il futuro dell'Africa. Si tratta infatti di un accordo per mettere al bando le cluster bombs, bombe a grappolo in italiano. L'aspetto importante è che questo trattato verrà probabilmente firmato da tutti i paesi africani. Questo è almeno quanto emerge dalla dichiarazione che 42 stati africani hanno fatto a ottobre al termine dei lavori del cosidetto Kap, Kampala Action Plan, con l'obiettivo di spingere tutti i governi africani a porre la propria firma su questa convenzione, che impegnerà i governi sottoscrittori a interrompere definitivamente l’uso, la produzione, la vendita e il deposito delle bombe a grappolo. Ai lavori che hanno portato a questa conclusione ha partecipato anche il premio Nobel per la pace del 1984 Desmond Tutu, che ha definito le bombe a grappolo come le armi più disumane tra quelle in circolazione, in quanto uccidono e mutilano in modo del tutto indiscriminato e spesso le principali vittime di queste armi micidiali sono civili innocenti. Si spera che si arrivi a una firma che coinvolga e impegni veramente tutti i paesi africani, che poi si mettano in atto azioni per rendere operativo il trattato, e soprattutto che questo no alle bombe a grappolo possa essere solo l'inizio di una nuova strategia politica per la messa al bando di tutte le armi in generale. (fonte Peacereporter)

giovedì 6 novembre 2008

Le religiose che aiutano i bambini di Chimbote in Perù

A circa 5 ore da Lima, capitale del Perù, c'è una città che si chiama Chimbote. Tanti abitanti di questa cittadina versano in condizioni di estrema povertà e di degrado sociale. Tra questi anche molti bambini, costretti a vivere ogni giorno sulla soglia della miseria. Per fortuna che in questo angolo del Perù esiste una comunità di religiose, la Compañia Del Corazon De Jesus, che si impegna da anni per aiutare le persone più bisognose di Chimbote, in modo particolare bambini, anziani e ammalati. Queste religiose, con instancabile costanza, si adoperano per nutrire, vestire, curare e istruire tutti coloro che hanno bisogno di un aiuto esterno per poter godere di questi diritti basilari. La Compañia Del Corazon De Jesus ha come missione quella di evangelizzare questa zona del Perù in cui stanno svolgendo il loro servizio, e concepiscono la loro opera di evangelizzazione non solo come azione spirituale ed educativa, che pure rimane alla base della loro presenza lì, ma anche come azione concreta per fornire alla popolazione più povera e più emarginata di Chimbote i mezzi di sussistenza necessari per andare avanti e poter sperare in un futuro migliore. In quest'ottica rivolta al futuro, rientra anche l'impegno assiduo e specifico di queste religiose nell'educazione ai bambini e nell'aiuto dato ai giovani per continuare i loro studi e costruirsi una professionalità per il futuro. Per chi volesse conoscere meglio la Compañia Del Corazon De Jesus, la realtà di Chimbote, o desiderasse dare a queste religiose un aiuto concreto, è possibile visitare il sito della comunità.

giovedì 30 ottobre 2008

Don Gian Paolo Gastaldi, un prete al servizio della gente del suo quartiere

Svolgeva il suo ministero in una parrocchia del quartiere di Milano della Comasina, stava in mezzo alla gente e per la gente aveva sfidato coraggiosamente la malavita locale, lo spaccio di droga e aveva cercato di creare luoghi di ritrovo e di ricreazione per i bambini. Don Gian Paolo Gastaldi è morto a 67 anni a causa della SLA, ma lascia un ricordo pieno di riconoscenza e di gratitudine in coloro che hanno beneficiato del suo instancabile impegno a favorei dei suoi prossimi. Il suo impegno per l'affermazione della legalità e di uno spirito di convivenza nel quartiere in cui viveva, gli erano costate minacce e intimidazioni, come il duplice incendio della sua auto. Quando riuscì a realizzare uno spazio ricreativo dove raccogliere i bambini che stavano in strada, molti si erano lamentati per il rumore che questi bambini facevano e avevano mostrato contrarietà a questo progetto. Ma don Giam Paolo, con il suo solito spirito di lottatore pacifico, era andato avanti perché era convinto che bisognasse continuare a seminare pace e speranza, perché solo cosi si poteva costruire un futuro migliore per gli abitanti del suo quartiere. A causa della malattia, don Giampaolo è stato costretto a passare l'ultimo anno della sua vita immobile nel letto, senza più la possibilità di parlare, ma anche in queste condizioni, ha continuato a seminare pace e forza serena in chi gli stava intorno.

giovedì 23 ottobre 2008

A Milano ciclo di incontri per avvicinare gli studenti alla nostra Costituzione

Avvicinare i ragazzi e i giovani studenti alla Costituzione italiana, fargliela leggere, conoscere e apprezzare. Questo l'obiettivo del ciclo di incontri organizzato dal Collegio San Carlo di Milano, in collaborazione con il Leone XIII, il Gonzaga, lo Zaccaria e che si intitola significativamente "Giovani di sana e robusta costituzione". Gli incontri, che sono iniziati questo lunedi e che coinvolgeranno più di una ventina di istituti paritari di Milano, si inseriscono in un percorso educativo che il Collegio San Carlo segue da alcuni anni e che tende ad unire lo studio della storia con quello dlel'educazione civica. Leggere la Costituzione e confrontare i testi costituzionali con i problemi attuali della scoietà in cui viviamo, serve ai ragazzi per costruirsi gli attrezzi conoscitivi con cui comprendere meglio la società in cui vivono e per svolgere all'interno di essa un ruolo sempre più da protagonisti come cittadini attivi. Agli incontri si prevede una partecipazione di circa 500 aluni dell'ultimo anno delle scuole superiori di Milano. Ogni incontro affronterà un tema particolare della nostra Costituzione, dai principi fondamentali della nostra carta costituzionale ai diritti e doveri dei cittadini e all’ordinamento della Repubblica. Previsti tra i relatori e gli ospiti anche politici e costituzionalisti noti, che aiuteranno gli studenti ad addentrarsi nel contenuto e nello spirito costituzionale. Alla fine del ciclo di incontri, previsto per marzo 2009, gli studenti saranno chiamati ad elaborare un documento di sintesi del corso, che verrà premiato in un'apposita serata. Per conoscere il calendario degli incontri e gli altri dettagli dell'iniziativa è possibile visitare questa pagina.

giovedì 16 ottobre 2008

Una scuola per i carcerati di Addis Alem, in Etiopia

Addis Alem è una città etiope che si trova a circa 55 km a ovest di Addis Abeba. In questa città sorge una prigione che ospita circa 723 prigionieri, di età compresa tra i 20 e i 30 anni. La maggioranza di questi carcerati è analfabeta, e quasi tutti quelli che non lo sono hanno comunque un livello di istruzione molto basso. Da qui è nata, nel 2006, l'idea di dotare questo carcere di una scuola per favorire l'educazione e l'istruzione degli ospiti del carcere. A proporre e concretizzare l'idea sono stati l'amministrazione della prigione in accordo con la St. Paul Prison Chaplaincy (l'ufficio arcidiocesano del cappellano carcerario). A supportare economicamente l'iniziativa è intervenuta anche Caritas Ambrosiana, che da tempo collabora con il cappellano carcerario. Dopo quasi un anno di lavori, nel settembre dell'anno scorso la scuola ha aperto i battenti e iniziato la propria attività. Gli iscritti sono in totale una novantina e gli insegnanti sono stipendiati dalle istituzioni. La scuola è costituita da un edificio a un piano e ospita 4 aule, una stanza per la direzione e la docenza e una biblioteca, per ora sguarnita. Agli studenti è offerta l'istruzione dei primi 4 livelli dell'iter educativo vigente in Etiopia, che corrispondono all'incirca alle prime nostre 4 classi della scuola elementare. Tra le materie insegnate l'oromifa, che è la lingua regionale, l'amarico, che è la lingua più parlata in Etiopia, l'inglese, la matematica, le scienze, la geografia, la storia e gli studi civici, che corrispondono a una sorta di etica civile. Nonostante la fatica di rifornirsi del materiale didattico di base per lo svolgimento delle lezioni (quaderni, penne e matite), la scuola sta portando avanti la propria attività, lavorando per dare ai carcerati di Addis Alem una speranza di un futuro migliore. Per chi volesse avere ulteriori informazioni su questa realtà o volesse dare il proprio aiuto, è possibile visitare il sito della Caritas.

giovedì 9 ottobre 2008

Il 17 ottobre Giornata mondiale di lotta alla povertà

Da 16 anni il 17 ottobre si celebra la Giornata mondiale di lotta alla povertà, ricorrenza che trova le sue origini nel 1987, quando migliaia di persone si riunirono al Trocàdero di Parigi per ricordare le vittime della povertà estrema, della violenza e della fame. Fu scelta come città la capitale francese perché proprio lì nel 1948 fu firmata la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Con quella scelta si volle sottolineare come la povertà è una violazione dei diritti umani fondamentali, che devono essere garantiti a tutti, e che per questo va combattuta come le altre forme di violazione di diritti umani. Cinque anni dopo quella manifestazione di Parigi, nel dicembre del 1992, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamò il 17 ottobre Giornata mondiale di lotta alla povertà. Si tratta di una ricorrenza utile per aprire ancora una volta gli occhi sui numeri della povertà nel mondo e per rendersi conto di quanto estesa sia questa piaga. Solo con questa visione globale si può concepire la lotta alla povertà non solo come serie di azioni locali di contrasto, ma anche come ripensamento generale delle logiche che governano la distribuzione dei beni, soprattutto quelli di prima necessità, sia a livello locale sia a livello globale, per poi fare piccoli gesti concreti per cercare di cambiare queste logiche. Celebrare il 17 ottobre significa anche accorgersi dei poveri che ci stanno vicini e che magari sono meno visibili, talvolta, di quelli che stanno lontano.

giovedì 2 ottobre 2008

2 ottobre giornata mondiale della nonviolenza

Ricorre oggi, 2 ottobre, la giornata mondiale della nonviolenza, una ricorrenza istituita dall'Onu l'anno scorso proprio nel giorno della nascita di Gandhi. La giornata si propone di essere seme di ricordo e di azioni per alimentare in tutto il mondo una cultura di dialogo, di pace e di nonviolenza. Nel messaggio con cui il segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon ricorda la ricorrenza odierna, si sottolinea il legame tra gli insegnamenti di Gandhi e il contenuto della Dichiarazione Universale dei diritti umani, di cui quest'anno ricorre il 60° anniversario. Diverse sono le manifestazioni in Italia e all'estero per celebrare questa giornata e per fare qualcosa che dia un contributo all'affermazione di una cultura nonviolenta nella società. E nel paese di Gandhi, l'India, si terrà una marcia con circa 150.000 persone. La marcia attraverserà le vie di Nagpur, la città dove acquisì forza il movimento di resistenza pacifica e disobbedienza civile ideato da Ghandi. E proprio in questa città nei giorni scorsi, più di 700.000 persone hanno sottoscritto un appello che richiama agli insegnamenti del Mahatma; il nome della campagna è “Io credo nella non-violenza". (fonte Misna)

venerdì 26 settembre 2008

La Carovana Missionaria della Pace, in giro per l'Italia per creare comunità

Promuovere momenti di partecipazione e di solidarietà a livello locale e globale, partendo dalla propria esperienza di vita, nel luogo dove essa si svolge. Questo l'obiettivo della Carovana Missionaria della Pace, organizzata da 4 associazioni missionarie: la SUAM (Segretariato Unitario di Animazione Missionaria), la FESMI (Federazione Stampa Missionaria Italiana), la CMD (Centri Missionari Diocesani), e la MGM (Movimento Giovanile Missionario). La Carovana Missionaria della Pace ha toccato e toccherà decine di città e paesi italiani, per concludersi a Roma il 4-5 ottobre. Il suo intento è di raccogliere, unire tutti coloro che sentono il desiderio di uscire da se stessi, avvicinarsi agli ultimi, impegnarsi per la giustizia, la pace, la riconciliazione. Basata sulla convinzione che nella società di oggi c'è tanto bisogno di comunità, la carovana intende proprio dare un contributo per creare e promuovere tante piccole comunità solidali su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un'iniziativa che va avanti dal 2000, e che ogni anno è centrata su un tema principale. Nel 2000 lo slogan era "liberare i paesi poveri dal debito estero"; da allora vi sono state 3 carovane, nel 2002, 2003 e 2004, che hanno contribuito a creare relazioni tra associazioni e enti locali, tra gruppi missionari e realtà giovanili, tra donne e uomini di buona volontà. Il tema del 2008 è "Liberare la Parola", che intende far riscoprire la bellezza, l'importanza e il senso del comunicare, dell'ascoltare e del permettere a tutti di esprimersi. Sul sito di Pax Christi è possibile raccogliere ulteriori informazioni sulla Carovana Missionaria della Pace.

giovedì 18 settembre 2008

A scuola di nonviolenza e di interposizione pacifica

C'è chi ogni anno, con costanza, coltiva un'alternativa alla guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali e organizza corsi per imparare l'arte della soluzione pacifica dei conflitti e della interposizione nonviolenta in zone di guerra. Si tratta della ALON, Associazione Locale Obiezione e Nonviolenza, dalla ISCOS-CISL di Forlì-Cesena, di Pax Christi Italia, dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini, del Centro Studi Difesa Civile. Queste associazioni organizzano anche quest'anno, come tutti gli anni, il Corso per Mediatori Internazionali di Pace, in programma a Bertinoro (Forlì-Cesena) dal 27 al 30 novembre. Il corso si rivolge a tutti coloro che vogliono approfondire e sperimentare modalità di soluzione nonviolenta di tutti i conflitti attraverso i Corpi Civili di Pace. Il suo obiettivo è quindi quello di fornire tutte le conoscenze teorico e pratiche necessarie per poter partecipare a interventi civili nelle aree di conflitto e migliorare le capacità operative di gestione dei conflitti. Coloro che partecipano a questo corso avranno poi un titolo in più e competenze ancora più adeguate per poter da subito partecipare ad iniziative in zone di conflitto organizzate da alcune associazioni aderenti alla rete nazionale dei corpi civili di pace, tra cui i Berretti Bianchi di Lucca; l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Operazione Colomba) di Rimini, il Gavci-Cefa di Bologna, la Peace Brigades International Italia, l'Associazione per la pace di Roma e il Servizio Civile Internazionale Italia. Per avere ulteriori informazioni sul Corso per Mediatori Internazionali di Pace, è possibile visitare questo sito.

giovedì 11 settembre 2008

L'aiuto della Caritas nel Caucaso

L'UNHCR parla di 150.000 profughi. Questo, per ora, è il risultato cui ha portato la guerra di quest'estate al confine tra Georgia e Russia. E dopo il riconoscimento dell'indipendenza dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud da parte della Russia, 120.000 sfollati rischiano di non poter più fare ritorno nelle loro case. Strade deserte, villaggi distrutti e abbandonati, boschi bruciati, questi i segni che si possono scorgere percorrendo le strade della Georgia teatro della guerra che è stata. In questo contesto, giovani volontari della Caritas, sia in Georgia che in Russia, si stanno dando da fare per portare un po' di aiuto e sollievo alle persone colpite dalla guerra e costrette da abbandonare la loro casa. In Georgia, a Tbilisi e Kutaisi, la Caritas distribuisce ogni giorno a quasi 3.000 persone pasti caldi, coperte, materassi e prodotti per bambini, tra cui cibo e pannolini. Nei campi profughi diversi medici, infermiere e psicologi lavorano con alacrità per cercare di rimediare alle ferite lasciate dalla guerra, ferite di tutti i tipi. In Ossezia del Nord, i volontari della Caritas stanno cercando di aiutare gli ospiti dei campi profughi lì allestiti con particolare attenzione alle esigenze dei bambini, che hanno tanto bisogno di latte, vestiti, pannolini e prodotti alimentari. Intorno ai volontati della Caritas di Georgia e Russia, si sta creando una rete di solidarietà che vede coinvolte diverse realtà della Caritas internazionale. Anche la Caritas ambrosiana vuole essere in prima linea in quest'opera di aiuto al popolo del Caucaso, e sul suo sito offre a ciascuno la possibilità di dare un proprio contributo concreto.

venerdì 5 settembre 2008

Le Griots, donne malate di cancro che danzano la vita

Vivere una malattia terribile come il cancro come un'esperienza di condivisione e di creatività. E' questo quello che fanno le donne dell'associazione culturale Le Griots, narratrici di vita. Vi sono sia donne che sono state colpite da diversi tipi di cancro e che ora sono guarite, sia donne che stanno affrontando adesso questa terribile malattia senza avere certezze sul loro futuro. Linda, Maria, Lea, Barbara, Natalia, Cristina, Manuela, Sonia, Carla, Maria Bruna, Rosa Maria, e tante altre. Queste donne, accomunate dalla malattia, condividono le loro storie, accolgono le donne malate che si rivolgono a loro, parlano, dialogano, si confidano, scrivono e recitano. Le Griots cercano proprio, attraverso il dialogo e la scrittura, di dare forza, sostegno e serenità a tutte le donne malate di cancro che si avvicinano all'associazione. La narrazione della propria malattia diventa cosi opera culturale, rappresentazione teatrale o libro. Le Griots infatti hanno scritto diversi libri sulla loro esperienza di vita e sono, da qualche mese, in tournée con uno spettacolo teatrale intitolato ...E ancora danzo la vita... Oltre a ciò, organizzano, sia in Italia che all'estero, conferenze e dibattiti, e intervengono in trasmissioni radiofoniche e televisive. Lo scopo è sempre lo stesso: dare una testimonianza di speranza e di coraggio a tutti coloro che vivono un'esperienza di malattia e, in modo particolare, a tutti i malati di cancro. Per chi volesse conoscere più da vicino le Griots, o volesse entrare in contatto con loro, questo è il loro sito, dove è anche possibile iniziare un cammino di condivisione con loro scrivendo sul loro diario.

giovedì 28 agosto 2008

Nella cooperativa ruandese Copabu, dove hutu e tutsi lavorano insieme

Prima del 1994 a Butare, in Ruanda, nella cooperativa Copabu, uomini e donne lavoravano il legno e le foglie di banano per costruire strumenti musicali e prodotti di artigianato che assicuravano loro un degno tenore di vita. Poi arrivò la guerra, e, con essa, il terribile genocidio che falcidiò la popolazione ruandese. La Copabu fu distrutta e i suoi lavoratori sopravvissuti furono costretti a scappare nei paesi vicini. Ma nel 1998 la Gtz, un'associazione umanitaria tedesca, decise di aiutare questa cooperativa a far ripartire la propria attività. L'anno seguente arriva anche la Bottega Solidale di Genova, che decide di aiutare la Copabu a vendere i suoi prodotti anche in Italia attraverso la rete del commercio equo e solidale. Dal primo container del 1999, oggi ogni anno sbarcano a Genova circa 5 container di prodotti della Copabu da rivendere sul mercato italiano. Tra i prodotti più tipici di questa realtà produttiva ruandese, i tamburi tradizionali del posto, alcuni altri strumenti musicali locali come l'ichembe, che è una specie di mandolino a cassa armonica ampia con le corde di metallo, e ceste e mobili fatti con legno di jacaranda e con foglie di banano intrecciate. Ma non mancano anche prodotti fatti più per il mercato occidentale, come statue e oggetti di legno raffiguranti scene di vita quotidiana o cartoline natalizie. Dal 1999 a oggi il fatturato della Copabu è cresciuto del 60%. Attraverso questa cooperativa gli artigiani di Butare assicurano cosi a loro e alla loro famiglia un tenore di vita soddisfacente. Oltre alla possibilità di una crescita economica, questa iniziativa permette agli artigiani della cooperativa di partecipare anche a dei corsi di formazione professionale aumentando così le loro capacità professionali e il loro grado di scolarizzazione. Ma soprattutto la Copabu lancia con la sua testimonianza un forte segnale di pace, in quanto in essa artigiani hutu e tutsi lavorano e crescono insieme, cercando di superare gli odii e le ferite lasciate dal genocidio. Per questo il progetto si chiama "Amahoro, artigiani di pace in Rwanda", dove Amahoro significa appunto "artigiani di pace". Per chi fosse interessato, sul sito della cooperativa Copabu è possibile vedere i prodotti realizzati dagli artigiani di Butare. (fonte Terredimezzo)

martedì 19 agosto 2008

Educare i bambini al consumo critico

L'influenza esercitata dai bambini nelle scelte d'acquisto delle famiglie è cosa nota. Spesso essa è guidata però solo dai messaggi pubblicitari e dalle tendenze create ad arte dalle grandi multinazionali. Da oggi c'è anche chi cerca di basare questo protagonismo dei bambini su altri parametri, diversi dalle suggestioni pubblicitarie. Sono le associazioni che organizzano in giro per l'Italia percorsi didattici per aiutare i bambini a diventare "consumatori critici", ossia bambini educati sempre di più a sviluppare uno spirito critico nei confronti dei prodotti presenti sul mercato e a esprimere desideri diversi da quelli indotti dal mercato pubblicitario. Tra le associazioni che organizzano questi corsi vi sono le botteghe del commercio equo e solidale e alcune cooperative, come la Chicomendes di Milano e la Pangea-Niente Troppo di Roma. Tra gli obiettivi degli educatori protagonisti di questa iniziativa quello di dare ai bambini stimoli per pensare con la loro testa quando si tratta di acquistare qualcosa, stimoli basati non su un messaggio a effetto, ma sulla reale conoscenza della realtà e dei processi che stanno dietro un determinato prodotto. Questo viene fatto ovviamente con le modalità di apprendimento più adatte ai bambini: giochi di ruolo, disegni, video e visite guidate all'aria aperta. Per i bambini l'immedesimarsi, attraverso il gioco o altre forme ludiche, nei meccanismi nascosti nel mercato e nel commercio mondiali, li aiuta a cambiare la loro percezione della realtà, a renderla più vicina alla verità delle cose, e ad esprimere cosi desideri e reazioni diverse da quelle indotte dal mercato pubblicitario. (fonte Terredimezzo)

giovedì 14 agosto 2008

Al Caffè Basaglia di Torino, serviti ai tavoli da malati psichiatrici

E' un ristorante dove ogni giorno, dalle 19 alle 2, lavorano come camerieri una ventina di malati psichiatrici, coordinati e guidati da 2 infermieri dell'Asl e da un barman e un cuoco professionisti. Si chiama Caffè Basaglia e si trova a Torino. L'idea è venuta a Ugo Zamburru, psichiatra responsabile della Asl 4 di Torino, che da anni assiste persone con problemi psichiatrici, soprattutto di carattere schizofrenico. Dalla sua consapevolezza che tra le conseguenze più gravi della malattia psichica vi sono la marginalizzazione dalla società e la perdita di un ruolo in essa, Ugo Zamburru ha deciso di coinvolgere i suoi pazienti in attività di catering per continuare a farli lavorare e a farli stare a contatto con la gente. Cosi, in collaborazione con un circolo Arci, ha affittato gli ex studi cinematografici di via Mantova 34 a Torino, e ne ha fatto un ristorante. Lì, agli inizi del secolo scorso sono state girate alcune scene di Cabiria, tra i primi kolossal italiani e sembra siano passati anche i fratelli Lumiére. Servire bene, portare spesso il pane e sorridere, queste le 3 regole che sembrano guidare il servizio ai tavoli dei camerieri. Al servizio ristorante sono state recentemente affiancate, si potrebbe dire come contorno, anche attività culturali proposte da associazioni coinvolte nella gestione del locale. Nel Caffè Basaglia piatti forti sono agnolotti al brasato e risotto ai formaggi, serviti con professionalità all'interno di una sala con pareti colorate, sedie arancioni e rosse, tubi a vista e un bancone con scritte al neon. Per chi volesse provare il Caffè Basaglia, questo è il sito del ristorante, dove è possibile trovare tutte le informazioni necessarie sull'attività del locale. (fonte Terredimezzo)

martedì 5 agosto 2008

7 tribù Maori riottengono i diritti sulle loro terre

Grazie a un accordo tra il governo neozelandese e 7 tribù Maori, queste ultime riottengono i diritti su un territorio di 176.00 ettari, coperto da 9 foreste, per un valore economico totale che si aggira intorno ai 200 mlioni di euro. La storia racconta che nel 1840 fu firmato un trattato, il trattato di Waitangi, che sembrava contenere un volontario riconoscimento, da parte di 40 tribù dell'Isola del Nord, della sovranità della Corona inglese, che, a sua volta, avrebbe permesso ad esse di utilizzare la terra e di sfruttare le risorse in essa contenute. In realtà, dopo la firma di quel trattato, per vari motivi ancora oggi non del tutto chiari, quelle terre furono progressivamente frammentate e portate via alle popolazione aborigena. Con questo nuovo accordo, il governo neozelandese si impegna a far cessare l'esproprio e a cedere ai Maori i canoni annui d'affitto accumulati dal 1989. I circa 100.000 Maori delle 7 tribù interessate all'accordo potranno d'ora in poi amministrare i terreni, cosa che garantirà loro delle significative entrate. Basti pensare che solo le piantagioni di pino procurano un reddito annuo di circa 6 milioni di euro. Ma l'accordo tra governo neozelandese e Maori non promette solo di garantire a questi ultimi un futuro economico più tranquillo, ma anche di rivalutarli nella scala sociale della popolazione neozelandese, di cui essi costituiscono un 15% circa. Oggi infatti gli aborigeni spesso occupano i gradini più bassi della scala sociale e emarginazione, povertà e alcolismo hanno spinto verso il dimenticatoio la loro eredità umana, culturale, spirituale e sociale. Il rimpossessarsi delle loro terre e il ritornare ad essere capaci di costruirsi un futuro potrebbe significare per i Maori una svolta per continuare ad esistere e salvaguare e promuovere la loro storia e la loro cultura. (fonte Peacereporter)

giovedì 31 luglio 2008

Dolci evasioni, dolci di libertà dal carcere di Siracusa

Paste e biscotti dolci come la libertà. E' la linea di prodotti realizzati da un gruppo di carcerati in un laboratorio di pasticceria all'interno della Casa Circondariale di Siracusa. Il panificio/biscottificio è gestito da una cooperativa, l'Arcolaio, che dal 2003 si impegna per l'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, e dato in comodato d'uso al Consorzio di cooperative sociali Con.Solida.S. I detenuti impegnati nel progetto impastano, decorano, infornano e confezionano biscotti e dolci in cui si uniscono prodotti tipici siciliani provenienti da agricoltura biologica, come mandorle, pistacchi e agrumi, e prodotti dei contadini del sud del mondo, come lo zucchero di canna, che arrivano fino a qui tramite il canale del commercio equo e solidale. Gli ingredienti di origine agricola dei prodotti "dolci evasioni" sono tutti certificati da ICEA (Istituto per la certificazione etica e ambientale). Questi dolci, una volta finiti, vengono commercializzati in tutta Italia attraverso la rete delle botteghe del commercio equo e solidale e grazie a qualche GAS (Gruppi di Acquisto Solidale). Ma al di là della qualità e del successo di questi prodotti, che certo non manca, è importante il clima di serenità e di riscatto che si respira nel laboratorio del carcere di Siracusa, dove un'attività tutta all'insegna di una produzione e di un'economia solidale e sostenibile, aiuta persone in cerca di un futuro migliore a iniziare a costruirlo fin da subito. Chi volesse maggiori informazioni su quest'esperienza e sui prodotti "dolci evasioni", può trovarle qui.

giovedì 24 luglio 2008

Loceri, piccolo comune sardo, punta sull'energia solare

Come spesso accade è un piccolo comune che apre la via dell'energia rinnovabile e mostra la rotta di un sistema energetico sostenibile a tutta una regione o a un paese intero. Questa volta è Loceri, un piccolo comune della Sardegna abitato da 1.300 persone, a realizzare un importante progetto di produzione di energia rinnovabile. Questo comune ha infatti messo insieme oltre 20 comuni sardi per acquistare tutti insieme degli impianti fotovoltaici per la produzione di energia solare sul territorio di loro competenza. L'operazione prevista, denominata Sardegna al sole, avrà un costo di poco più di 2 milioni di euro, anche se al progetto hanno già aderito anche centinaia di cittadini, che dovrebbe far salire l'investimento a una cifra intorno ai 12 milioni di euro. Investimento volto alla realizzazione di impianti fotovoltaici sia per privati che per aziende. Per questo progetto di forte espansione della produzione di energia rinnovabile in Sardegna, che è sponsorizzato dall'Assessorato all'Ambiente della Regione Sardegna, hanno già mostrato un forte interesse anche tanti altri comuni di questa regione. Questo progetto dovrebbe far risparmiare tanti soldi ai cittadini dei comuni coinvolti e abbassare notevolmente l'emissione di CO2.

giovedì 17 luglio 2008

E' attiva a Orhei, in Moldova, la casa per ragazze in difficoltà

Avevo già parlato, in un post pubblicato l'anno scorso, di un progetto chiamato "Verso l'indipendenza" e promosso da Missione Sociale Diaconia e dalla Caritas (Settore Internazionale e Area Minori) a favore di ragazzi e ragazze orfani o provenienti da famiglie con profondo disagio economico. Dopo circa un anno e mezzo dall'inizio della raccolta fondi, questo progetto ha visto il suo primo frutto. E' stata infatti trovata una casa che potrà ospitare le prime 6 ragazze destinate a incamminarsi sulla strada della propria autonomia personale e professionale. Tra di loro, tutte con una storia dolorosa alle spalle, v'è una ragazza orfana, una ragazza con madre alcolizzata, un'altra rimasta senza madre e con un rapporto conflittuale con il padre e la matrigna. La casa sorge in un posto tranquillo vicino al lago e al bosco di Orhei, una cittadina che si trova a circa 50 km dalla capitale moldava Chisinau. Grazie all'aiuto del parroco ortodosso locale e di sua moglie, la casa è stata sistemata sulla base delle esigenze del progetto. Nella casa, oltre alle stanze per le ragazze ospitate e per gli educatori, anche un locale che servirà come biblioteca e come stanza da lavoro, fornita anche di un computer, una cantina, un garage e un piccolo appezzamento di terra da coltivare. L'equipe educativa che seguirà il percorso d'indipendenza di queste 6 ragazze è costituita da una psicologa, da 3 educatrici, che condivideranno giorno e notte, a turno, la vita delle ragazze, e da un'assistente sociale, che si occuperà del rapporto tra le ragazze e le istituzioni, le realtà professionali in cui esse andranno ad inserirsi, e, laddove possibile, le famiglie di origine. Dopo l'insediamento nella nuova casa, è iniziato subito il lavoro per far diventare autonome queste ragazze attraverso dei corsi professionali, come quello per parrucchiera e quello per cuoca frequentati da 2 ragazze. Si spera così di iniziare a costruire, per queste 6 ragazze, un futuro più sereno.

giovedì 10 luglio 2008

Proseguono gli aiuti della Caritas nelle zone del Bangladesh colpite dal ciclone Sidr

Nel novembre scorso sul Bangladesh si è abbattutto il ciclone Sidr, che ha fatto migliaia di vittime, e ha privato centinaia di migliaia di persone di tutte le loro cose: lavoro, casa e bestiame. Da subito la Caritas Bangladesh, aiutata e sostenuta dalla rete internazionale della Caritas, s'è attivata per aiutare la popolazione colpita da questa tragedia. Da allora gli uomini della Caritas hanno distribuito 150.000 pacchi alimentari, raggiungendo 50.000 famiglie circa, e 44.000 pacchi non alimentari, che sono andati a beneficio di circa 44.000 famiglie. Inoltre ha dato il via, nella diocesi di Khulna, a 3 progetti di sostegno duraturo e di aiuto alla ricostruzione per gli abitanti del Bangladesh più colpiti dal ciclone. Il primo progetto mira a ristrutturare una decina di rifugi anticiclone (cyclone shelters), costruzioni fatte in cemento e rialzate da terra che servono come rifugi dove ripararsi in caso di ciclone o di altre calamità naturali; il progetto prevede anche la costruzione di un rifugio ex novo. Il secondo progetto di Caritas Bangladesh mira ad aiutare 2.800 famiglie nella ristrutturazione delle loro abitazioni rovinate dal ciclone. Il terzo e ultimo progetto si propone di ricostruire le case di 7.300 famiglie, che hanno visto la loro abitazione andare distrutta a causa del ciclone. Negli ultimi 2 progetti la Caritas offre agli abitanti del posto il materiale necessario per le case, ma la manodopera per i lavori di ristrutturazione e di ricostruzione sarà costituita in gran parte dalle persone stesse che sono rimaste senza casa, che sono cosi protagonisti della loro rinascita. Per chi volesse avere ulteriori informazioni sui progetti Caritas relativi al Bangladesh o volesse dare un aiuto economico, si consiglia di visitare il sito della Caritas.

giovedì 3 luglio 2008

Il Centro di Salute di Shoko, nella Repubblica Democratica del Congo, un grosso aiuto per la popolazione locale

Le origini del Centro di Salute di Shoko, nella diocesi di Kindu, nella Repubblica Democratica del Congo, si devono ricercare negli ultimi anni del secolo scorso, quando ancora guerra e violenza imperversavano in quella regione del Paese. In quegli anni, i medicinali a Kindu arrivavano con cadenza mensile, portati da una jeep che ogni volta rischiava di non arrivare per gli assalti delle fazioni in guerra. Poi, grazie anche all'aiuto della Caritas, la comunità locale ha allestito un Centro di Salute per fornire un'assistenza medica quotidiana alla popolazione del posto. Presto sono arrivati cemento, finestre, porte e lamiere per il tetto. Gli abitanti del villaggio hanno costruito con le loro mani i mattoni di argilla cotti al sole. E col tempo il centro è diventato sempre più importante per quell'area della Repubblica Democratica del Congo, tanto che molte persone vengono qui anche da villaggi che distano decine di chilometri da Shoko. Nel 2007 qui sono state curate 1.686 persone, sono stati realizzati 194 interventi di piccola chirurgia, sono state assistite 260 donne e sono stati fatti nascere 108 bambini. Il Centro di Salute di Shoko è stato usato anche per realizzare importanti campagne di vaccinazione sul territorio. Nonostante il centro fino al 2006 abbia dovuto resistere ad assalti e saccheggi da parte dei ribelli, oggi continua imperterrito nella sua azione a favore della popolazione locale. Anzi, la speranza per un futuro migliore, rinvigorita dagli ultimi accordi di pace, ha spinto i gestori del centro a coltivare il terreno circostante e piantare alcune centinaia di piantine di ananas, banano e palma da cocco. Per chi volesse avere maggiori informazioni sul Centro di Salute di Shoko, o volesse contribuire al progetto, è possibile visitare il sito della Caritas.

giovedì 26 giugno 2008

I Quintupuray, Mapuche della Patagonia, recuperano la loro terra

Erano costretti da tempo a vivere in condizioni avverse, con degli accampamenti di fortuna nella zona della Cuesta del Ternero, nella parte meridionale della provincia di Rio Negro, in Argentina. La comunità Quintupuray, una comunità del gruppo etnico dei Mapuche, era stata allontanata con la forza dalle loro terre da proprietari terrieri che si erano impossessati di quegli ettari senza una benché minima trattativa con i membri della comunità. Intere famiglie erano state cosi obbligate a gioravagare in condizioni disagiate nelle zone circostanti senza avere più certezze per il proprio futuro. Ma fortunatamente i giudici argentini questa volta hanno condannato l'atto di violenza con cui i privati, con documenti di proprietà sulla cui autenticità vi sono molti dubbi, avevano occupato le terre di questi Mapuche e hanno dato ragione alla comunità indigena, affermando che quegli ettari di terra devono essere considerati di diritto del Consiglio per lo sviluppo delle Comunità indigene (CoDeCI). La comunità Quintupuray può cosi ritornare a vivere nel proprio territorio ancestrale, ricostruendo quel rapporto con la terra originaria che è cosi importante nella loro cultura. Basti pensare che il loro nome, mapuche, nella loro lingua, significa popolo della terra (mapu=terra, che=popolo). (fonte Peacereporter)

giovedì 19 giugno 2008

Giornata Mondiale del Rifugiato, un'occasione per riflettere

Si celebra domani in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Rifugiato. Fino al 2000 questa era una ricorrenza che veniva celebrata in date diverse nei diversi paesi. Nel continente africano, dove questo evento era molto sentito, si svolgeva, sotto il nome di Africa Refugee Day, il 20 giugno. Proprio per esprimere solidarietà all'Africa, continente da cui tanti rifugiati provengono, ma che a sua volta ospita un grandissimo numero di rifugiati, l'ONU ha deciso di dichiarare proprio il 20 di giugno Giornata Mondiale del Rifugiato, da celebrarsi contemporaneamente in tutti i paesi del mondo. Commemorazione globale per un problema globale. Si tratta di una data importante per fermarsi a riflettere su quanti sono ancora oggi gli abitanti di questa nostra terra che purtroppo vivono sulla loro pelle il difficile status di rifugiati, sui loro problemi e sui loro drammi, personali e comunitari. Ma è un momento anche in cui ciascuno di noi può capire come aiutare quei rifugiati che ci vivono accanto, e che magari non conosciamo ancora. Il 20 giugno è una data per i rifugiati, ma anche per noi. Sono proprio i rifugiati che, con il loro coraggio, la loro speranza e la loro voglia di lottare per andare comunque avanti ed avere un futuro migliore, ci possono dare, ogni 20 giugno, una lezione di coraggio e di speranza e ci possono comunicare la grandiosità di quella cosa tanto complicata ma tanto affascinante che si chiama vita.

giovedì 12 giugno 2008

Proposte di viaggio nelle periferie del mondo

Periferie del mondo. Proposte di viaggio. Questo il titolo di un libro recentemente pubblicato dalla EMI, Editrice Missionaria Italiana, che comprende i racconti di viaggio di un gruppo di volontari della FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) in alcune zone di disagio e povertà del mondo. I resoconti dei volontari sono divisi in due gruppi: un primo gruppo comprende racconti, analisi, foto e testimonianze raccolte da alcuni volontati nelle periferie di 3 grandi città italiane: Roma, Milano e Catania; un secondo gruppo racconta invece dell'esperienza di altri volontari in alcune scuole di Brasile, Kosovo e Madagascar. Interessante l'accostamento tra le periferie di grandi città del nord del mondo e alcune realtà povere di paesi del sud del mondo. Il filo rosso che lega tutte le testimonianze e tutti i racconti è il tentativo di comprendere fino in fondo come si educa, come si fa scuola in alcune aree disagiate del pianeta, sia esse poste nel primo mondo o nel cosiddetto terzo mondo. Perché proprio la scuola è la realtà messa sotto la lente d'ingrandimento di questo studio? Forse perché è proprio dalla scuola, e dal mondo educativo in generale che può partire un cammino di riscatto per persone che vivono in situazioni di povertà e di emarginazione. Il libro, oltre che offrire un'analisi interessante sui temi suddetti, può essere utile anche come "guida di viaggio" alternativa, che offre spunti per viaggi e percorsi conoscitivi in zone e realtà solitamente non frequentate dai turisti. Qui è possibile trovare il libro.

martedì 3 giugno 2008

Il Festival del Pianeta, per conoscere e preservare le culture dei gruppi etnici tribali e minoritari

E' in corso a Chiuduno, in provincia di Bergamo, dal 29 maggio fino all'8 di giugno, il Festival del Pianeta, una manifestazione organizzata dall'associazione Chicuace in Tonatiuh Sesto Sole, che si propone di presentare dal vivo gruppi etnici provenienti da tutto il mondo per conoscere, apprezzare e salvaguardare le loro culture, che spesso sono a rischio estinzione, anche per il fatto che molte di esse sono esclusivamente orali. La manifestazione, giunta all'8° edizione, ha il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Milano e di Bergamo oltre che del Comune di Chiuduno. Quest'anno vi partecipano i Ceolinn dell'Irlanda, i Saor Patrol della Scozia, gli Yatiana della Costa d'Avorio, l'etnia Gnawa del Marocco, la tribù di indiani d'America degli Tsimshian, gli Inuit della Groenlandia, gli Aztechi del Messico, i Dulsori della Corea del Sud, i monaci tibetani del Tibet, i Mongoli della Mongolia e le band italiane di musica etnica dei Trata Burata, dei Fer a Banda Aperta, dei Lingalad e dei Barbarian. Tutti questi gruppi sono protagonisti del festival con spettacoli musicali a ingresso gratuito e banchetti per presentare i loro prodotti e i loro piatti tipici. Vi sono inoltre conferenze e incontri di approfondimento per capire meglio le loro culture, ma particolarmente preziosa la possibilità in qualsiasi momento per chiunque di avvicinare queste persone per conoscerle da vicino e per farsi guidare nella conoscenza di queste culture cosi interessanti e cosi poco conosciute. Ed è proprio questo lo scopo più importante della manifestazione, conoscere culture molto diverse per valorizzarle nella loro diversità, e capire l'importanza e la bellezza del dialogo e del rispetto all'interno di questa diversità. Sul sito del Festival del Pianeta, è possibile raccogliere tutte le informazioni necessarie per chi volesse partecipare, e iniziare a conoscere i gruppi tribali presenti attraverso delle brevi presentazioni.

venerdì 30 maggio 2008

L'aiuto della Chiesa del Myanmar agli sfollati

Dopo la tragedia provocata dal ciclone Nargis, in Myanmar, nonostante la presenza di un regime autoritario renda difficoltosa la circolazione e la libera fruizione degli aiuti, la Chiesa locale sta svolgendo una silenziosa ma importante opera di aiuto nei confronti di tutti gli sfollati e i senza tetto. Le diocesi colpite dal disastro del ciclone, Yangon, Mawlamyine e Pathein, hanno organizzato gruppi di soccorso e allestito nelle parrocchie campi per i rifugiati. A Pathein il vescovo, mons. John Hsane Hgyi, con alcuni sacerdoti hanno formato un team che sta girando la zona per raccogliere gli sfollati e portarli nei due centri di accoglienza allestiti nei compound delle parrocchie di Kanazogon e Myaungmya, per poi dar loro cibo e medicine. L’arcidiocesi di Yangon, dal canto suo, ha istituto un comitato speciale per l’emergenza, il Myanmar Disaster Relief Committe, che comprende rappresentanti delle vittime, delle parrocchie e dei partner donatori. L'emergenza è grave: dopo i 200.000 morti di cui parlano le stime ufficiali, ci sono ancora un milione e mezzo di persone che hanno bisogno di aiuto; la gente e soprattutto i bambini muoiono di fame, mentre colera e dissenteria hanno già fatto numerose vittime tra i più deboli. L'iniziativa è supportata anche dal Pime, che ha lanciato la campagna Sanamu Mieta, che in italiano significa Simpatia e amore. Qui è possibile raccogliere informazioni sull'impegno del Pime per gli sfollati del Myanmar e dare il proprio contributo in appoggio all'iniziativa.

venerdì 23 maggio 2008

In Brasile grande successo di un programma per diminuire le armi in circolazione

81.581 armi restituite in 10 mesi. Questo è il risultato, a oggi, di un programma portato avanti dal parlamento brasiliano per cercare di ridurre il numero di armi in circolazione nel paese e abbassare di conseguenza il livello di violenza e incidenti che costituiscono una delle piaghe più dolorose del Brasile. Secondo la direzione nazionale della polizia criminale, prima del luglio 2007, solo 1.123.059 persone avevano il porto d'armi, quando una stima sul numero reale ne individuava 4 milioni. E dei 2.052 omicidi dolosi registrati nel 2006, il 50 percento è stato commesso con un arma da fuoco. Da quando è stato lanciato il programma di riconsegna delle armi, sembra che il numero dei crimini d'arma da fuoco sia sceso dell'8%. Il programma, chiamato Programma nazionale di consegna volontaria delle armi e lanciato nel luglio 2007, mira a convincere i brasiliani a consegnare le armi in cambio di un incentivo economico. Dato il risultato dell'iniziativa, essa è stata prolungata dal parlamento brasiliano, e inoltre la Camera dei deputati ha anche approvato una misura provvisoria che concede un'amnistia generale a tutti coloro che possiedono un'arma illegalmente e accettano di registrare la propria arma al Registro nazionale (Renar), in modo da stimolare anche chi non ha la minima intenzione di rinunciare al possesso della propria arma, quantomeno a registrarla, senza per questo dover pagare una multa. Uno dei motivi del grande successo dell'iniziativa, secondo gli addetti del Renar, è il fatto che la consegna sia anonima, oltre ovviamente all'incentivo economico che si riceve, che va dai 100 ai 450 pesos, a seconda del calibro dell'arma consegnata. E delle armi riconsegnata cosa ne farà il governo brasiliano? Dopo aver reso pubblico l'elenco di tutte le armi consegnate, l'intenzione è quella di distruggerle, fonderle e vendere quindi il metallo ottenuto dalla fusione per investire poi il ricavato della vendita in opere di bene. Ogni zona sceglie come e cosa farne. In Paraná, per esempio, è stato deciso di devolvere i soldi alla fondazione di un ospedale. (Fonte Peacereporter).

venerdì 16 maggio 2008

Slum TV, la tv della baraccopoli di Mathare, a Nairobi

Il Kenya ha vissuto nei mesi scorsi una stagione di violenze e di scontri a causa dell'esito delle elezioni, che avevano visto la proclamazione del presidente Mwai Kibaki contestata dal capo dell'opposizione Raila Odinga. Kibaki è della dinastia Kikuyo, Odinga è dei Luo. Il bilancio fornito dalla Croce Rossa locale, parla di oltre mille morti, migliaia di feriti e 304.000 senza più un tetto. In un quartiere di Nairobi chiamato Mathare in questi mesi sono stati derubate, torturate e uccise centinaia di persone e tante abitazioni sono state saccheggiate, bruciate e rase al suolo. A Mathare vivono circa 400.000 abitanti, in un'area grande quanto 200 campi da calcio convivono 42 gruppi etnici. Qui a Mathare si trova la seconda baraccopoli per grandezza del Kenya e una delle più povere tra le 199 censite da Un Habitat, l'agenzia dell'ONU che si occupa dei senza casa a Nairobi. E qui, proprio a Mathare, è nata Slum TV, una televisione creata da un gruppo di giovani filmakers e fotografi keniani che vivono a Mathare. Lo scopo di questa "televisione alternativa" è di raccontare storie di vita ordinaria, in cui sono presenti si la violenza, la povertà e la desolazione, ma ricorrono anche speranza e solidarietà. Slum TV vuole infatti raccontare un pezzo di Kenya che non è solo guerra, ma anche convivenza pacifica e gesti di solidarietà. Così mentre il mondo riprendeva solo le immagini degli scontri scoppiati dopo l'annuncio dei risultati elettorali, i giovani operatori e fotografi di Slum TV raccoglievano storie di solidarietà. Donne di etnia Luo che ospitavano famiglie di etnia Kikuyo. Centri di assistenza gestiti da donne keniane nei luoghi in cui le agenzie internazionali non si avventurano, talmente alto è il rischio. Un gruppo di uomini che salvano la vita ad un uomo di un'etnia diversa dalla loro. Gli operatori hanno frequentato solo un corso di due settimane di ripresa e montaggio, imparando da soli le regole basilari del mestiere. Nelle loro mani, una sola videocamera. Una volta al mese, i loro video vengono proiettati davanti a centinaia di persone nella baraccopoli. Nei suoi quasi due anni di vita i principali successi sono state proprio le testimonianze di vita ordinaria. Superando i confini del già visto, questi giovani sono riusciti a fermare quei gesti di umanità che si aprivano, improvvisi, tra lo scorrere di una quotidianità fatta di dolore e distruzione. Alexander Nikolic, artista di origine serba, ci racconta come il fine sia quello di lavorare insieme per realizzare alla fine un archivio, una memoria. "La gente del quartiere - dice Nikolic - guarda la televisione in pubblico: calcio inglese e bolckbusters hoollywoodiani. Abbiamo, dunque, pensato che sarebbe stato più facile applicare le regole della televisione delle origini, in cui qualsiasi proiezione nelle sale cinematografiche era sempre accompagnata da un notiziario. Che, poi, inseriamo in un archivio affinché non si perda". Questo quindi l'importante obiettivo di Slum TV: costruire, video dopo video, una speranza che permanga e cresca nel tempo. Qui, sul sito di Slum TV, si possono vedere alcuni video realizzati da questa televisione. (fonte Peacelink)

mercoledì 7 maggio 2008

Nuovi pozzi per l'acqua potabile a Kani in Costa d'Avorio

Per una comunità realizzare un pozzo per l'acqua potabile non significa solo migliorare la vita di tutti i suoi membri, ma anche permettere ai suoi bambini di frequentare la scuola perché liberati dall'obbligo di camminare per ore e ore sotto il sole per andare a prendere l'acqua. E la comunità cristiana di Kani, sostenuta da Padre Carlos Da Silva, missionario brasiliano del PIME, sta lavorando da più di un anno per costruire nuovi pozzi per l'acqua potabile. Questo perché da oltre 4 anni, a causa della guerra, l'impianto di distribuzione di acqua potabile non funziona più regolarmente e sufficientemente. E cosi la popolazione del posto s'è vista costretta spesso a bere acqua non pulita, raccolta nelle pozze stagnanti. La conseguenza è stato un aumento rapido delle malattie e delle morti, soprattutto tra le persone più deboli, e cioé bambini e anziani. Il progetto portato avanti dagli abitanti di Kani prevede di costruire nuovi pozzi e attrezzarli per proteggerli dall'inquinamento ambientale. Questo significa scavare dei pozzi, che generalmente non sono più profondi di 10 metri, e dotarli di una muratura che eviti il crollo delle pareti e di una piattaforma di cemento che ne chiuda l'apertura quando il pozzo non viene utilizzato. Il costo per ogni pozzo si aggira intorno ai 1.500 euro. Per avere ulteriori informazioni su questo progetto o per dare un contributo per la sua attuazione, è possibile andare sul sito del PIME.

venerdì 2 maggio 2008

Una carta dell'acqua e 5,5 miliardi per salvare il fiume Niger

A Niamey, capitale del Niger, s'è tenuto un vertice per discutere della situazione difficile che sta vivendo il fiume Niger, la cui esistenza è seriamente minacciata dalla siccità e dall'insabbiamento, che ne riducono la portata mettendo a rischio la navigazione e la popolazione dei pesci. Alla sopravvivenza di questo fiume è legata la vita di circa 110 milioni di persone. Alla fine del vertice l’Autorità del bacino del Niger ha adottato una "Carta dell'acqua", che obbliga nove paesi interessati al problema a impegnarsi per la preservazione dell’ecosistema e chiede un utilizzo equo e razionale dell’acqua per soddisfare i bisogni “prioritari” delle popolazioni più povere. Fra i 37 articoli della carta emergono l’imposizione di tasse su massicci prelievi d’acqua e multe contro l’inquinamento, nonché la raccomandazione di soluzioni “conciliate” attraverso la mediazione a eventuali controversie fra gli stati. Oltre alla "Carta dell'acqua", è stato approvato un piano d’investimenti per l’equivalente di 5,5 miliardi, che sarà dedicato a 639 azioni divise in quattro piani quinquennali fino al 2027 per sviluppare lungo i 4200 chilometri del Niger infrastrutture socio-economiche e proteggere le risorse e gli ecosistemi. (fonte Misna)

sabato 26 aprile 2008

Terra Futura 2008, esempi di sviluppo sostenibile

Si rinnova anche quest'anno l'appuntamento con Terra Futura, mostra-convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità, organizzato da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per conto del sistema Banca Etica e Adescoop-Agenzia dell'Economia Sociale s.c. L'evento, giunto alla quinta edizione, si svolgerà dal 23 al 25 maggio presso la Fortezza da Basso a Firenze e si propone di essere un punto di incontro e di riferimento per tutti i soggetti che, in ambiti differenti, concorrono alla diffusione delle buone pratiche di sviluppo sociale, economico e ambientale compatibile e sostenibile, sia a livello nazionale che internazionale. Il tema di quest'anno sarà Costruire Alleanze per una terra futura, titolo che sottolinea l'esigenza della cooperazione tra tutti i soggetti interessati a costruire concretamente forme e dinamiche di sviluppo più sostenibili. Terra Futura intende promuovere stili di vita più rispettosi dell'uomo e dell'ambiente. Al convegno saranno presenti operatori che portano avanti progetti di consumo e produzione equi e sostenibili, di finanza etica, di responsabilità sociale d'impresa, di turismo solidale, di tutela dell'ambiente, di diffusione di energie alternative e rinnovabili, di agricoltura biologica e biodinamica. La tre giorni di Firenze offrirà a tutti non solo la possibilità di conoscere dal vivo i protagonisti di uno sviluppo equo e sostenibile, ma anche la possibilità di partecipare a laboratori e eventi culturali. Per ulteriori informazioni, si può visitare il sito della manifestazione.

venerdì 18 aprile 2008

Perchè è meglio bere l'acqua del rubinetto

Meglio l'acqua del rubinetto o l'acqua minerale in bottiglia? Secondo alcuni dati riportati da lifegate, la risposta è: l'acqua del rubinetto. Vediamo perché. Essa è molto più economica, costa dai 0,40 ai 0,60 euro al metro cubo, quindi ogni 1.000 litri, mentre l'acqua minerale in bottiglia costa 500/1.000 volte di più. L'acqua del rubinetto è più ecologica ed energeticamente efficiente in quanto non si consumano più bottiglie di plastica e non si produce l'inquinamento generato dai trasporti su camion, mentre le bottiglie di plastica dell'acqua generano ogni anno, solo in Italia, 150.000 tonnellate di rifiuti. L'acqua del rubinetto è acqua corrente e viva, mentre l'acqua in bottiglia è "ferma" e spesso è stata imbottigliata molti mesi prima del suo consumo. L'acqua del rubinetto è comoda, è a casa propria, sempre disponibile, mentre l'acqua minerale è scomoda e pesante da trasportare. L'acqua del rubinetto subisce controlli molto più frequenti e più dettagliati rispetto all'acqua in bottiglia. L'acqua del rubinetto ha limiti imposti per legge sulle sostanze contaminanti che sono più severi rispetto a quelli che gravano sull'acqua in bottiglia. Elencati i motivi per cui è consigliabile il consumo dell'acqua del rubinetto, è bene anche essere consapevoli su alcuni aspetti che potrebbero ancora essere migliorati per rendere l'acqua del rubinetto sempre più preferibile all'acqua in bottiglia. Si dovrebbe infatti fare uno sforzo continuo da parte delle amministrazioni, soprattutto locali, per assicurare acqua potabile a quelle zone d'Italia, soprattutto al sud, dove ancora talvolta, soprattutto in estate, l'acqua manca, per ridurre al minimo l'uso di trattamenti chimici disinfettanti che lasciano residui, per ammodernare le tubature, che oggi in qualche caso sono vecchie e rugginose e fanno disperdere l'acqua durante il suo percorso verso le case, per aumentare il numero di depuratori, per ridurre il numero di nitrati inquinanti presenti nell'acqua e per evitare sempre di più possibili contaminazioni da pesticidi. Insomma l'acqua del rubinetto è già preferibile all'acqua in bottiglia, ma potrebbe esserlo ancora di più. Speriamo che lo sia.

sabato 12 aprile 2008

Dalla Liberia parte un digiuno mondiale per la cancellazione del debito di 36 paesi del sud del mondo

Parte oggi da Monrovia, capitale della Liberia, una maratona di digiuno mondiale che durerà 36 giorni e che si concluderà il 18 maggio a Birmingham, in Inghilterra. Questa iniziativa è stata organizzata dalla Jubilee debt campaign (Jdc), per chiedere l’immediato annullamento del debito di 36 paesi del Sud del mondo. La Liberia, tappa iniziale di questo percorso mondiale di digiuno, ha un debito estero di oltre 4 miliardi di dollari con interessi non pagati negli ultimi 14 anni di guerra civile. Dopo Monrovia, la maratona del digiuno farà tappa a Kathmandu, in Nepal, in Bangladesh, Cambogia, Belize, continuando a spostarsi da un lato all’altro del pianeta in tutti e tre i continenti del Sud. La Moldavia, con i suoi due miliardi di dollari di debito, è l’unico paese europeo inserito nella campagna. Nella tappa conclusiva di questa maratona, il 18 maggio a Birmingham, verrà composta una catena umana, simbolo delle catene del debito dei paesi più poveri. In quell’occasione, 10 anni fa, i paesi partecipanti al vertice dei G8 formularono promesse per la cancellazione del debito, rimaste in gran parte sulla carta; secondo Jdc ancora oggi i paesi del Sud del mondo sono debitori per circa 100 milioni di dollari al giorno soltanto per interessi su prestiti internazionali. (fonte Misna)

sabato 5 aprile 2008

MILLE BOLLE point, il detersivo alla spina che fa risparmiare e rispetta l'ambiente

Per inquinare di meno, bisogna iniziare a produrre meno rifiuti. Su questo ormai si è abbastanza concordi. Ma come fare nella concretezza della vita quotidiana? Un piccolo, ma importante gesto, è quello di acquistare le merci senza imballaggio. Per detersivi, detergenti per pavimenti e ammorbidenti questo è possibile farlo con MILLE BOLLE point, un marchio del saponificio L.Chizzoni Saponi, di Verona. I prodotti MILLE BOLLE point sono presenti in decine di punti vendita in tutta Italia, con una presenza forte soprattutto al nord e al centro, e offrono a tutti noi la possibilità di acquistare detersivi sfusi per il lavaggio dei vestiti e dei pavimenti. Ad acquistare un detersivo alla spina vi sono soprattutto 2 grandi benefici. Innanzitutto si contribuisce ad inquinare di meno. Con questo sistema infatti non si consuma più il materiale diverso dalla materia prima (flacone, etichetta, cartone), con una riduzione della plastica che può arrivare al 50%. Inoltre per ogni kg di prodotto MILLE BOLLE point si risparmiano 850 grammi di acqua, 95 grammi di petrolio, e si ha una diminuzione dell'emissione di CO2 nell'aria pari a 110 grammi. Il secondo beneficio importante è il risparmio per l'acquirente: comprare un detersivo sfuso può far risparmiare fino al 40%. Sul sito di MILLE BOLLE point è possibile trovare i punti vendita più vicini. Se non si è già dotati di un proprio flacone dove mettere il detersivo, al primo acquisto si compra il detersivo con la confezione, e poi le volte successive basta andare nel punto vendita con il flacone vuoto e riempirlo alla spina.

sabato 29 marzo 2008

Fa' la cosa giusta, la fiera del consumo critico

Anche quest'anno si svolgerà a Milano, dall'11 al 13 aprile, Fa' la cosa giusta, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Organizzata da Terre di Mezzo, giornale ed editore di strada, questa fiera torna dopo le 4 edizioni di successo che si sono svolte l'anno scorso in 4 diverse città italiane: Milano, Trento, Parma e Torino. Scopo dell'evento è di presentare modelli di consumo critico che aiutino le persone a contribuire, mediante il proprio comportamento di acquisto, a promuovere modelli di vita sostenibili, in cui il primo obiettivo sia il miglioramento della qualità della vita di tutti. Protagonisti della fiera circa 500 tra produttori locali, cooperative sociali, botteghe del commercio equo e solidale, ong e agricoltori biologici, che presenteranno i loro prodotti portatori di valori importanti come solidarietà e rispetto dell'ambiente. Prodotti che andranno dai cibi tipici agli ortaggi sani, dai vestiti ai gioielli, dalle vacanze ai prodotti per il tempo libero. Quest'anno la fiera darà particolare attenzione al tema dell'abitare sostenibile, con prodotti, iniziative ed eventi che parleranno di arredamento ecologico, di riduzione dei consumi e di fonti di energia pulita. Come ogni anno, accanto alla fiera-mercato, sono previsti anche dibattiti e incontri con studiosi e protagonisti di un'economia solidale, percorsi studiati per gli studenti, e momenti di intrattenimento per tutti. Per chi volesse avere ulteriori informazioni sull'iniziativa è possibile trovarle su questo sito.

martedì 18 marzo 2008

Medici Senza Frontiere getta luce sulle crisi umanitarie dimenticate

Anche quest'anno Medici Senza Frontiere ha voluto, insieme all'Osservatorio di Pavia, analizzare lo spazio dato dai telegiornali italiani alle crisi umanitarie nel mondo. Il primo dato importante che emerge è un calo dell'attenzione generale riservata alle grandi crisi dai telegiornali nazionali più importanti, certificato dal passaggio delle notizie ad esse riservate da una percentuale del 10% sul totale delle notizie date, a una dell'8%. Le 10 tragedie umanitarie più ignorate sono: Somalia, Zimbabwe, tubercolosi, malnutrizione infantile, Sri Lanka, Repubblica Democratica del Congo, Colombia, Myanmar, Repubblica Centrafricana e Cecenia. Addirittura non si trova traccia di alcuna notizia dedicata alla Repubblica Centrafricana, la cui popolazione continua a soffrire gli scontri tra i diversi gruppi armati. In generale la tendenza è di dare più spazio a quelle tragedie in cui sono coinvolti, o come vittime o come protagonisti di azioni di aiuto, italiani o occidentali. Cosi, se si parla tanto del conflitto in Colombia tra governo, gruppi guerriglieri come Farc e ELN, e gruppi paramilitari a proposito del sequestro di Ingrid Betancourt, si ignora che questo conflitto ha provocato la fuga di 3 milioni di persone, facendo della Colombia il 3° al mondo dei paesi con il più alto numero di sfollati, dopo Repubblica Democratica del Congo e Sudan. Sempre per la tendenza a non trattare ciò che non ci colpisce in prima persona, non si parla delle malattie che nel mondo ogni anno mietono migliaia di vittime. La tubercolosi, per esempio, che ogni anno provoca due milioni di morti, l'AIDS, che uccide ogni anno 2 milioni di persone, o la malaria, che causa una vittima ogni 3 secondi. Per non parlare di quella speciale malattia conseguenza dell'ingiusto ordine economico mondiale che si chiama malnutrizione, che ogni anno uccide 5 milioni di bambini sotto i 5 anni. Qui è possibile trovare il rapporto completo.

giovedì 6 marzo 2008

I musulmani che aiutarono gli ebrei negli anni dell'Olocausto

A Gerusalemme nel memoriale della Shoah, lo Yad Vashem, il più importante museo al mondo dedicato all'olocausto, c'è un'elenco di circa 22.000 nomi. Sono i cosidetti "giusti ta le nazioni", persone che operarono concretamente per salvare la vita degli ebrei durante gli anni dell'Olocausto. Ebbene, tra questi vi sono anche 70 musulmani. Coraggioso esempio di un amore universale e di una fede che non divide ma unisce, e testimonianza concreta di una frase che ricorre sia nel Talmud che nel Corano: "Chi salva una vita salva il mondo intero". Con il loro nome, essi rimangono lì a invitarci ad andare al di là di tutte le letture semplicistiche della realtà e dei suoi conflitti, e a indicarci una via di dialogo e di amore nel tentativo di risolvere la convivenza tra persone di cultura e religione differenti, una via molto diversa da quella che oggi, spesso, porta agli scontri e alla costruzioni di muri. I 70 musulmani "giusti" sono stati ricordati in una mostra recentemente promossa dal Centro di cultura e attività missionaria del Pime, sponsorizzata dalla Regione Lombardia, e intitolata appunto "Giusti dell'Islam". Attraverso 25 pannelli la mostra, organizzata nei giorni della celebrazione della Giornata della memoria, ha inteso raccontare la storia di alcune di queste persone: 2 bosniaci, 3 albanesi, 2 diplomatici turchi e un iraniano, che contribuirono a salvare la vita ad alcune decine di ebrei. Tutte persone che hanno rischiato la loro vita per aiutare gli ebrei vittime delle persecuzioni naziste. Come Necdet Kent, console turco a Marsiglia, che salì su un treno di deportati e convinse le SS a liberare tutti i "passeggeri" minacciando di creare un incidente diplomatico. O come Abdol Hossain Sardari, console iraniano a Parigi, conosciuto anche come lo "Schindler musulmano", che concedeva il passaporto anche a ebrei non provenienti dall'Iran per impedire il loro trasferimento nei lager. Nella mostra anche uno sguardo su un azione di oggi che lancia lo stesso messaggio di pace e di superamento dell'odio che ci hanno lasciato i "giusti musulmani": i genitori di Ahmed, un ragazzino palestinese di 12 anni ucciso per sbaglio da un israeliano, hanno donato i suoi organi salvando la vita di 6 persone israeliane. Anche oggi, come allora, musulmani ed ebrei continuano ad aiutarsi.

giovedì 28 febbraio 2008

Torraca, comune campano a risparmio energetico

In Campania, e più precisamente in provincia di Salerno, si trova un comune che, con i suoi 1.200 abitanti, si propone come modello di risparmio energetico per tutte le altre città italiane. Si chiama Torraca, e la sua particolarità è che l'impianto di illuminazione pubblica non è costituito dalle solite lampade ad incandescenza, ma dalle lampade a risparmio energetico a LED (Light Emitting Diode). Questo piccolo comune campano ha infatti investito 280.000 euro, in cui rientravano anche fondi regionali, per installare 700 punti luce a LED in tutto il comune. L'investimento, che dovrebbe essere ammortizzato in 6 anni, ha portato e porterà come vantaggi economici al comune di Torraca un risparmio energetico di circa il 65% e una riduzione dei costi di manutenzione dell'impianto di illuminazione di circa il 50%. Inoltre i cittadini vedranno ridotto l'inquinamento luminoso di circa il 90%, avranno meno emissioni di CO2 e non avranno più a che fare con le sostanze tossiche presenti nelle nelle sorgenti luminose tradizionalmente impiegate per la pubblica illuminazione, e assenti invece nelle lampade a LED. Grazie a questa iniziativa, nel novembre scorso, il sindaco di Torraca ha ricevuto il premio Enti locali per Kyoto 2007. Per chi volesse sapere di più su questo comune campano o magari visitarlo, questo è il suo sito.

giovedì 21 febbraio 2008

Note di pace, la musica come dialogo

Fare musica insieme per la pace. Questo il messaggio che ci viene dal progetto musicale "Note di pace", i cui protagonisti sono i ragazzi e le ragazze, tutti musicisti, che vengono dall'Accademia Dar Al Kalima di Betlemme, nei territori palestinesi, e dalla Scuola Superiore regionale di Sasa, nell'alta Galilea, che da anni lavora per il dialogo tra ragazzi ebrei israeliani e arabi israeliani. Hanno deciso di condividere la loro passione per la musica, che diviene cosi veicolo di conoscenza e condivisione tra chi solitamente si percepisce come nemico. I ragazzi sono aiutati e diretti dal maestro Dario Arcidiacono. Il progetto "Note di pace" è promosso dalla rivista Confronti e finanziato dall'8 per mille della Chiesa Evangelica Luterana in Italia, e consentirà ai ragazzi palestinesi e israeliani di visitare diverse città italiane (Torre Annunziata, Genova, Venezia, Verona e Milano) e di incontrare un pubblico che ama la musica e che crede nella possibilità di un Medio Oriente pacificato. Molti anche gli incontri in scuole superiori italiane. Su questo sito è possibile trovare il calendario completo degli eventi di "Note di pace" previsti nei prossimi giorni.

sabato 16 febbraio 2008

Efficiencity, la città ecologica, virtuale ma realizzabile

Come fare per costruire una città veramente ecosostenibile? Lo suggerisce Efficiencity, una città virtuale realizzata da Greenpeace UK, in collaborazione con con Biro creative, una società di comunicazione canadese. Efficiencity è un modello ideale di centro abitato privo di emissioni inquinanti e basato unicamente su energia rinnovabile. L'obiettivo di questa iniziativa è quello di informare i cittadini sulle alternative possibili ai modelli energetici che attualmente si usano nella maggior parte della città del mondo, di spingerli ad agire concretamente per contribuire a rendere più "ecologica" la propria città, e di sensibilizzare i governi e le amministrazioni pubbliche, mostrando uno scenario virtuale ma realizzabile. EfficienCity è suddivisa in tre quartieri: sud, est e ovest. In ogni area, è possibile selezionare singole strutture cittadine (come lo stadio o il supermarket) e gli impianti energetici, visualizzando per ognuno di essi contenuti multimediali fotografici e audiovisivi che illustrano i meccanismi nel mondo reale e i sistemi che forniscono l'energia pulita. Il modello virtuale proposto da Greenpeace è basato interamente su case study reali, prevalentemente della Gran Bretagna, e su tecnologie già esistenti. Tecnologie che, se venissero applicate contemporaneamente, permetterebbero di avere città sostenibili. Il sistema integrato di energia su cui si basa EfficienCity è detto Chp (Combined heat and power), detto anche cogenerazione: nella centrale termoelettrica, l'energia termica e quella elettrica vengono generate contemporaneamente da un unico combustibile iniziale, garantendo minori sprechi e maggiore efficienza rispetto alla generazione separata in centrali termiche ed elettriche. In Danimarca gli impianti di cogenerazione hanno ridotto del 95% gli sprechi energetici. Una sezione molto interessante del sito di Efficiencity è quella chiamata Take action, che suggerisce agli utenti delle azioni concrete che si possono intraprendere fin da subito per contribuire a rendere la propria città più pulita e a spingere le proprie amministrazioni pubbliche a intraprendere interventi immediati per uno sviluppo sostenibile.

lunedì 4 febbraio 2008

Un'aiuto nel campo di profughi palestinesi di Dbayè, in Libano

E' dal 1948 che migliaia e migliaia di palestinesi scappano dalla loro terra alla ricerca di un futuro migliore. Tanti sono i paesi che accolgono questi profughi, tra cui anche il Libano, che oggi ospita circa 400.000 palestinesi. Essi rappresentano il 10% dell’intera popolazione libanese e spesso vivono in campi autogestiti, nelle periferie delle principali città libanesi, in una condizione di povertà, in abitazioni fatiscenti e senza uno status di rifugiati riconosciuto dall’autorità di Beirut. In un campo profughi dei tanti esistenti, quello di Dbayè, Caritas Libano da anni si occupa delle famiglie che vivono all'interno del campo, gestendo un centro diurno, che funge anche da ambulatorio per le persone più anziane, e cercando di organizzare attività permanenti a favore degli adolescenti, per favorire il loro sviluppo psico-fisico in un ambiente estremamente povero e degradato. Questo progetto si chiama Oltre la scuola, proprio per sottolineare l'importanza di aiutare i minori in un percorso educativo che vada al di là della frequentazione scolastica, complementare al percorso didattico, e che favorisca un’integrazione culturale con la società civile libanese. Sul sito della Caritas è possibile trovare ulteriori informazioni su questo progetto e dare un proprio contributo per fare in modo che esso possa portare i propri frutti.

sabato 2 febbraio 2008

Entrata in vigore la Convenzione contro la tratta degli esseri umani

E' entrata in vigore ieri la Convenzione contro la tratta degli esseri umani, ratificata finora da 14 paesi. Halvdan Skard, presidente del Congresso delle autorità locali e regionali del Consiglio d’Europa, l'ha definita una “una pietra miliare”. Secondo le cifre divulgate dal Consiglio, “sono oltre 60.000 le persone vendute in Europa, l’80% delle quali è rappresentato da donne costrette poi, nel 70% dei casi, ad una schiavitù di tipo sessuale”. Il restante 10% è invece destinato ai lavori forzati, alle adozioni illegali ma anche al traffico di organi. La tratta di esseri umani, precisa l’organismo, rappresenta in Europa la terza attività criminale più diffusa dopo il commercio di armi e droga. Terry Davis, il segretario generale del Consiglio d'Europa, ha invitato tutti gli stati dell’Unione che non hanno ancora ratificato la Convenzione, ma anche i paesi non europei, ad aderirvi il prima possibile. Essa rappresenterà, d'ora in poi, un'arma efficace per porre fine a tutte le forme di schiavitù moderna. Oltre a semplificare le procedure di cooperazione internazionale per la prevenzione e il perseguimento dei responsabili di questo tipo di crimini, la Convenzione proibisce la punizione delle vittime che “non potranno essere accusate di delinquere, qualunque sia la legislazione vigente in materia di prostituzione o di lavoro”. I governi dovranno inoltre scoraggiare lo sfruttamento: la legge prevede anche la possibilità di perseguire i clienti delle donne costrette a prostituirsi. I paesi che hanno ratificato la Convenzione sono Albania, Austria, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Francia, Georgia, Malta, Moldavia, Norvegia, Romania e Slovacchia. L'Italia non rientra ancora tra questi paesi perché, nonostante il governo l'abbia firmata l’8 giugno 2005, la Convenzione non ha ancora passato l’esame del parlamento. (fonte Misna)