giovedì 24 settembre 2009

Fortress Europe, l'osservatorio sulle vittime dell'immigrazione

Dal 1988 documenta e informa su tutte le vittime dei movimenti migratori delle persone che cercano di entrare in Europa in cerca di una vita più dignitosa. Si chiama Fortress Europe ed è un'osservatorio che da più di 20 anni porta avanti una rassegna stampa sulle vittime della frontiera, per farne memoria, dato che spesso di queste vittime nessuno sa niente, perché gli organi più importanti d'informazione non ne riportano alcuna notizia. Dal 1988 a oggi Fortress Europe ha cosi documentato 14.803 morti, tra cui 6.417 dispersi. Sono persone morte o disperse lungo i confini dell'Europa, a causa di naufragi, di incidenti stradali, di fame nel deserto come sulle nevi di un valico di montagna, di esplosione di mine in campi minati in Grecia, o di violenze e spari di polizie e eserciti, come nel caso di Turchia e Libia. Cosi Fortress Europe ci informa che nel Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico verso le Canarie sono annegate 10.817 persone, di cui la metà non sono state mai recuperate, che nel Canale di Sicilia ci sono state 4.176 vittime, tra cui 3.056 dispersi, che lungo le rotte che portano dai paesi africani alla Spagna sono morti 4.446 persone, di cui 2.253 dispersi, che nell'Egeo, tra la Turchia e la Grecia, ma anche dall'Egitto alla Grecia, hanno perso la vita 1.315 migranti, tra i quali si contano 823 dispersi, che nel Mar Adriatico, tra l'Albania, il Montenegro e l'Italia, negli anni passati sono morte 603 persone, delle quali 220 sono disperse, e che almeno 624 migranti sono annegati sulle rotte per l'isola francese di Mayotte, nell'oceano Indiano. A questa pagina è possibile leggere la documentazione completa su questo tragico elenco. Fortress Europe offre cosi a tutti i cittadini europei che tengono al rispetto dei diritti inalienabili delle persone, uno sguardo attento e completo sul fenomeno dell'immigrazione per conoscere i fatti reali che avvengono ai confini del nostro continete, al di là delle dichiarazioni più o meno false di governi e mass media. E' una realtà che sensibilizza tutti gli europei sul dramma degli immigrati per spingere a trattare il fenomeno dell'immigrazione partendo dal rispetto dei diritti degli immigrati. Per chi volesse consultare tutti i documenti, le inchieste e le iniziative di Fortress Europe, questo è il loro sito.

giovedì 17 settembre 2009

Un audio-documentario sulla trattamento degli emigranti in Libia

Roman Herzog, un autore documentarista che lavora per le radio pubbliche tedesche, austriache e svizzere, oltre che per progetti indipendenti, è andato in Libia a vedere come vengono trattati gli emigranti, in gran parte eritrei, che sono scappati dal loro paese per raggiungere l'Italia e l'Europa in cerca di un futuro migliore, ma si potrebbe dire anche semplicemente alla ricerca di un futuro, dato che nel loro paese spesso il futuro è un'orizzonte temporale quasi assente. Herzog ha visitato i campi di detenzione e le carceri libiche dove sono trattenuti gli emigranti, ha intervistato i militari libici che governano questi campi e queste carceri, ha seguito le autorità libiche nella loro attività ed ha raccolto le testimonianze drammatiche dei rifugiati internati, che raccontano la loro fuga, le torture nelle carceri libiche e le violenze della vita quotidiana a Tripoli. Ha registrato 70 minuti di audio, dove si raccontano la brutalità e la ferocia della violazione continua dei diritti umani nei confronti degli emigranti da parte delle autorità libiche, ma nello stesso tempo i tentativi di opposizione politica al regime. L'audio-documentario verrà presentato a Roma il prossimo 24 settembre. A questa pagina è possibile raccogliere ulteriori informazioni sul lavoro di Herzog e sulla sua presentazione di Roma, mettersi in contatto con l'autore, e ascoltare un estratto di 5 minuti dell'audio-documentario, in cui si sente la drammatica testimonianza degli Eritrei che, piuttosto che tornare nel loro paese, si dicono disposti a morire, che lamentano le condizioni disumane in cui sono tenuti nel carcere libico in cui si trovano, e che rivendicano il loro diritto a chiedere asilo politico.

giovedì 10 settembre 2009

Salvador Allende, un uomo da ricordare

Domani, 11 settembre 2009, ricorre il 36° anniversario della morte di Salvador Allende, il Presidente del Cile suicidatosi l'11 settembre 1973 nel palazzo presidenziale cileno, il Palacio de La Moneda, durante il golpe militare volto a porre fine al governo della coalizione della Unidad Popolar, di cui Allende era leader. Salvador Allende è un uomo da ricordare in quanto è stato un uomo politico che ha cercato di incarnare l'idea di una politica che cerca concretamente di migliorare le condizioni di vita delle persone più povere, attraverso l'impegno costante e paziente, il rispetto della legalità e della libertà, e l'esempio personale. La statalizzazione di grandi imprese private e delle miniere di rame, e la riforma agraria per ridare la terra ai campesiños e ai contadini cileni più poveri, furono fatti concreti per promuovere una distribuzione più equa della ricchezza del paese. Egli fu l'esempio di come sia possibile essere, allo stesso tempo, rivoluzionario e democratico, e sempre rinunciò all'idea della lotta violenta per attuare le riforme sociali che aveva in mente, diversamente da altri leaders storici dell'America Latina. Ha dimostrato di essere un uomo lungimirante e profondo conoscitore dei meccanismi economici che nel mondo provocavano disuguaglianza, quando già nel 1972, nel suo discorso all'ONU, denunciò lo strapotere pericoloso delle multinazionali. Per chi volesse approfondire la conoscenza di Salvador Allende, si consiglia la visione del documentario intitolato proprio Salvador Allende, di Patricio Guzmán, mentre questi sono i video dell'intervista che Salvador Allende diede a Rossellini. Questo invece è l'ultimo discorso che Allende fece, poche ore prima di morire, a golpe in corso. Salvador Allende, un uomo da ricordare e da studiare.

giovedì 3 settembre 2009

Necessario più controllo sugli aiuti umanitari e sulle ong?

Da Dakar, dove partecipa a una conferenza sull'antropologia dell'aiuto umanitario allo sviluppo, il ricercatore francese Laurent Vidal, fa riflettere sul rischio che talvolta si corre che le iniziative di aiuto umanitario portate avanti dalle ONG (Organizzazioni Non Governative) si trasformino in iniziative commerciali con l'unico fine del lucro personale dei promotori. E' dal 2007 che Vidal sta lavorando a una ricerca sul tema dell'"antropologia dell’aiuto umanitario e dello sviluppo”, sulle sue dinamiche e sui suoi effetti sulle comunità destinatarie delle azioni di aiuto. In quell'anno purtroppo una ONG francese, l'Arca di Zoe, fu coinvolta in uno scandalo di adozioni illegali di bambini del Ciad. E dopo 2 anni di ricerca, Laurent Vidal è arrivato alla conclusione che probabilmente occorre moralizzare e controllare tutte le realtà protagoniste di aiuti umanitari, in quanto vi sono alcune ONG che sono tali solo di facciata, mentre in realtà hanno solo interessi di lucro. Del resto, sottolinea Vidal, quello degli aiuti umanitari può essere percepito come un mercato in via di espansione, dove alcuni facoltosi del Nord del mondo si possono inserire per fare affari grazie alla complicità di intermediari del posto che vogliono arricchirsi; il tutto sotto la facciata dell'aiuto umanitario. L'appello di Vidal si propone quindi come invito a controllare che i soldi che vengono mandati nei paesi in via di sviluppo dai paesi più ricchi arrivino veramente alle persone che più ne hanno bisogno.