giovedì 26 febbraio 2009

Nutrire la mente, combattere la fame

Su questa pagina è possibile visualizzare una mappa del mondo dove la diversa colorazione dei paesi sta ad indicare la percentuale di persone sosttonutrite sul totale della popolazione. Il rosso indica che più del 35% della popolazione di quel paese è sottonutrita. Come si può vedere, in rosso sono colorati molti paesi dell'Africa e alcuni paesi dell'Asia. Questa mappa è solo uno degli strumenti didattici messi a disposizione dalle associazioni che si sono unite nell'iniziativa mondiale Nutrire la mente, combattere la fame, rivolta a scuole, associazioni e mondo giovanile per educare e sensibilizzare alla lotta per un mondo libero dalla fame. L'iniziativa è stata lanciata in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione del 2000 ed è promozza da 10 associazioni, sotto la direzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e dal Comitato Nazionale degli Stati Uniti per la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Sul sito dell'iniziativa è possibile trovare dei moduli d'insegnamento sulle tematiche della fame e della malnutrizione nel mondo, uno per ognuno dei 3 livelli di scuole: elementare, intermedio e superiore. I moduli, le pagine del sito e tutto il materiale che si può reperire su di esso sono disponibili in varie lingue, tra cui arabo, cinese, francese, inglese, italiano, kiswahili e spagnolo. Sul sito v'è anche un forum dove è possibile discutere dei temi inerenti la fame nel mondo con altre persone di tutto il mondo e un Angolo Giovani, dove giovani e adolescenti possono trovare informazioni, risorse e attività da utilizzare da soli. Una bella iniziativa contro un fenomeno ancora troppo grande, se si pensa che oggi sono circa 850 milioni le persone in tutto il mondo che soffrono la fame, e sono circa 2 miliardi quelle sottonutrite.

giovedì 19 febbraio 2009

Il Fondo famiglia-lavoro della Chiesa di Milano per un aiuto concreto in tempo di crisi

Il progetto era stato annunciato nella notte di Natale dal Cardinale di Milano Tettamanzi, e ai primi di febbraio aveva già dato degli ottimi frutti. Il Fondo famiglia-lavoro è stato proposto dalla Chiesa di Milano per dare un aiuto economico concreto a chi si fosse trovato in difficoltà a causa della profonda crisi economica imperversante. Dopo un mese dall'annuncio, il Fondo aveva già raccolto più di 300 mila euro, e a oggi si sono superati i 2 milioni di euro, se si conta anche il milione di euro stanziato subito dalla Chiesa di Milano. Ma come vengono assegnati questi soldi? E' stato costituito un comitato di gestione, presieduto da Mons. Luigi Testore, che avrà una struttura amministrativa autonoma, ma che sarà comunque interno alla Chiesa di Milano. Chi farà parte di questo comitato, assicurano a Milano, non prenderà un soldo e lavorerà come volontario, a partire dai membri delle 2 associazioni coinvolte nell'iniziativa, la Caritas e le Acli. Il comitato avrà il compito di vagliare le richieste di aiuto e di assegnare i soldi alle famiglie più bisognose, dove però il concetto di famiglia pare sarà molto ampio, andando a coprire non solo gli sposati, ma anche i conviventi e i separati che hanno magari perso il posto di lavoro e che hanno figli da mantenere. Il Fondo non si vuole sostituire agli strumenti di sussidio offerti dalle istituzioni pubbliche e dalle altre iniziative della società, ma vuole essere complementare e integrativo ad esse. Molto importante per la Chiesa di Milano la valenza educativa del Fondo, perché fa riflettere sul sistema economico con cui siamo entrati nella crisi, e sulla possibilità di uno stile di vita più sobrio e solidale, e di un modo di concepire l'economia diverso. Tra l'altro l'iniziativa ha suscitato interesse anche altrove ed è stata promossa anche in altre diocesi. Per chi volesse partecipare a questa iniziativa di aiuto, su questa pagina è possibile trovare tutte le informazioni per contribuire al Fondo, mentre sul sito della Chiesa di Milano è possibile rimanere aggiornati sulle condizioni e le modalità di richiesta di sostegno per le persone in difficoltà.

giovedì 12 febbraio 2009

Dalla Toscana progetti per la pace tra israeliani e palestinesi

Dalla Toscana al Medio Oriente con un carico di speranza e di umanità. Da anni, l'assessore alla cooperazione internazionale della Toscana Massimo Toschi sta portando avanti dei progetti di aiuto in Medio Oriente, che hanno come protagonisti i bambini. Come il progetto Saving Children, con cui i bambini palestinesi possono essere curati in ospedali israeliani attrezzati molto bene. Questo progetto ha consentito, dal 2001 a oggi, di curare oltre 5.000 bambini. Inoltre, risultato non secondario, i bambini palestinesi hanno visto che ci sono adulti israelini non solo disposti, ma anche contenti di aiutarli, e gli adulti israeliani hanno potuto vedere e condividere le sofferenze dei bambini palestinesi. Tutte cose che aiutano il crescere di uno spirito di condivisione, di fratellanza e di comprensione, l'unico che può portare a una vera pace duratura. Ma Saving Children non è l'unico progetto portato avanti da Toschi. Altra iniziativa interessante è stata la vacanza organizzata in un campeggio israeliano sia per bambini palestinesi di Gaza, sia per bambini israeliani di Sderot, la cittadina israeliana vicina al confine con la Striscia di Gaza. In tutto erano 100 ragazzi dagli 11 ai 14 anni, che hanno vissuto insieme e giocato insieme. Un'altra iniziativa che, oltre ad aiutare i ragazzi ad avere uno sguardo diverso nei confronti dei coetanei che spesso sono presentati come avversari, ha lanciato anche un segnale forte di riconciliazione a tutte le famiglie che hanno visto questi bambini partire per una vacanza con i "nemici". Massimo Toschi, un uomo sulla sedia a rotelle dalla nascita, che semina pace in una terra cosi martoriata dalla violenza e dai continui scontri, esprime con la sua testimonianza come molto di quello che si crede irrealizzabile, in realtà, se ci si crede, è fattibile, anche per i ragazzi della Palestina e di Israele.

giovedì 5 febbraio 2009

Marguerite Maggy Barankitse e la sua Maison Shalom al servizio dei bambini del Burundi

Il 24 ottobre 1993, durante la guerra tra hutu e tutsi in Burundi, Marguerite "Maggy" Barankitse vide con i suoi occhi il massacro di più di 70 persone. Sopravvissero solo 25 bambini, perché Maggy riuscì a nasconderli nel sottotetto del vescovado. Da quel momento questa donna del Burundi dedica la sua vita ai bambini di quel paese martoriato, per difenderli dalle violenze, dalle ingiustizie, dal flagello dell'AIDS e dall'ignoranza, per tutelare i loro diritti e per aiutarli a fare una vita dignitosa. Per fare tutto questo Maggy ha fondato a Ruyigi, in Burundi appunto, Maison Shalom, associazione che assiste a oggi ormai migliaia di bambini, dando ad essi aiuto materiale e psicologico. Maison Shalom ha iniziato la sua opera durante la guerra del Burundi, ma essa è cresciuta costantemente nel tempo e continua indefessa. In tutti questi anni, l'attività di Maison Shalom ha permesso a tantissimi bambini di ritornare alle loro famiglie originarie e di fare corsi scolastici o di formazione professionale. Un altro impegno specifico dell'associazione di Maggy Barankitse è stato quello finalizzato al reinserimento nella vita civile delle donne ex-soldato. Inoltre negli ultimi anni sono state costruite centinaia di case per nuove unità familiari interetniche, chiamate "fratries", un nuovo centro di assistenza per bambini per fare fronte alle emergenze quotidiane e un ospedale con il reparto di maternità e il pronto soccorso. Lungo tutti questi anni di impegno Maggy Barankitse ha ricevuti già diversi riconoscimenti per il proprio lavoro al servizio dei bambini, tra cui il Premio Nobel per i Bambini nel 2003, il Premio Nansen per i Rifugiati nel 2005 e una candidatura al Nobel per la Pace. Per conoscere meglio Maggy Barankitse e la sua Maison Shalom è possibile visitare il sito dell'associazione.