giovedì 21 gennaio 2010

La Milano che accoglie i rom

Il 19 Novembre scorso a Milano è avvenuto l'ennesimo sgombero di un campo rom, al numero 166 di Via Rubattino, in un quartiere ad est di Milano, tra vecchie fabbriche dismesse. I rom che abitavano quel campo erano circa 250, e di questi metà erano minori; 36 bambini di questo campo erano inseriti nelle scuole medie ed elementari della zona, grazie al lavoro di aiuto e accompagnamento svolto dalla Comunità di Sant'Egidio. Era cioé iniziato un processo di vera integrazione, soprattutto per i bambini, quell'integrazione che quasi tutti vogliono a parole, ma che molti in realtà non vogliono. Ma quella mattina del 19 Novembre le ruspe del comune di Milano, le auto dei vigli e i mezzi blindati dei poliziotti, in assetto antisommossa, sono arrivati, hanno fatto uscire tutti i rom dalle baracche, hanno raso al suolo le baracche, hanno radunato i rom rimasti senza baracca e hanno imposto la divisione tra uomini e bambini al di sopra dei 7 anni da una parte, che si devono arrangiare, e donne e bambini al di sotto dei 7 anni dall'altra: per loro forse c'è un letto in un dormitorio pubblico. Successivamente, per fortuna, sulla pressione della Diocesi di Milano, anche i bambini al di sopra dei 7 anni sono stati fatti andare con le mamme. Ma proprio quando quel vergognoso gesto di disprezzo dei diritti umani fondamentali di quelle persone si stava compiendo, ecco che è scattata la mobilitazione di solidarietà dei milanesi che non ci stanno, silenziosa e concreta. Alcune maestre delle scuole frequentate dai bambini rom sono andate quella stessa mattina in Via Rubattino e hanno portato i bambini rom delle loro scuole nelle classi come tutte le altre mattine; le maestre e le mamme del quartiere si sono mobilitate per ospitare a casa propria almeno i bambini, garantendo loro la possibilità di continuare ad andare a scuola e fare la vita che stavano facendo; persone del Naga, della Comunità di Sant'Egidio, dei Fratelli di San Francesco, dei Padri Somaschi, dell' Associazione Bruno Munari, della Casa della Carità e di alcune parrocchie si mettono al lavoro per accogliere quei rom cacciati con tanta brutalità; alcuni cittadini del quartiere organizzano raccolte di coperte e di viveri per i rom. Avviene la risposta di solidarietà del popolo di Milano che dice no alla politica degli sgomberi fine a se stessi, ma che lavora ogni giorno per costruire una convivenza pacifica e arricchente, all'insegna del dialogo e dell'integrazione. In realtà questa risposta di solidarietà e di giustizia era partita già prima dello sgombero, quando nelle scuole del quartiere genitori e maestre avevano organizzato raccolte di firme e fiaccolate per promuovere una soluzione rispettosa dei diritti dei rom ai problemi che v'erano in quel campo, e il Consiglio di Zona di quel quartiere di Milano aveva approvato una mozione per assicurare ai bambini rom che andavano a scuola la possibilità di continuare a farlo. Purtroppo, nonostante questa solidarietà di tanti milanesi all'ennesimo sgombero, alcuni dei rom che abitavano il campo di Via Rubattino sono stati costretti a scappare e a "sparire", tornando in un'anonimato che è un dramma per loro e una sconfitta per tutti. Per chi volesse contribuire a costruire percorsi e momenti di solidarietà con i rom di Via Rubattino, è possibile scrivere all'email della Comunità di Sant'Egidio santegidio.rubattino@gmail.com; è possibile anche contribuire a offrire borse di studio per i bambini rom per aiutarli a continuare ad andare a scuola.

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