giovedì 14 gennaio 2010

Last Minute Market, per usare e non buttare

Si chiama Last Minute Market ed è un progetto per recuperare e utilizzare quei prodotti destinati alla spazzatura, aiutando le persone che ne possono avere bisogno. Ideatore del progetto è il professor Andrea Segrè, preside della Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna. I beni che si possono recuperare e far circolare attraverso la rete di Last Minute Market sono di vario genere: beni alimentari, medicine, libri, e tanto altro ancora. L'attività di Last Minute Market consiste sia nello studio e nell’attivazione di procedure fiscali, igienico-sanitarie e operativo-logistiche sia nella realizzazione di un prototipo operativo. A fruire dei beni donati sono enti ed associazioni che offrono assistenza a persone in condizioni di disagio sociale. Il recupero di cibo che finirebbe in spazzatura permetterebbe anche di tagliare le emissioni di CO2, dato che si calcola che ben il 10% di tali emissioni deriva dalla produzione di cibo poi buttato. In una recente relazione tenuta al vertice sul clima di Copenaghen, il professor Segrè ha affermato che se il modello di Last Minute Market venisse implementato sull'intero territorio italiano, da tutto il settore distributivo dall'ingrosso al dettaglio, si potrebbero recuperare all'anno ben 244.252 tonnellate di cibo per un valore complessivo di 928.157.600 euro. Sarebbe inoltre possibile fornire tre pasti al giorno a 636.600 persone e risparmiare 291.393 tonnellate di CO2 che sono invece attualmente prodotte a causa dello smaltimento del cibo come rifiuto. Per neutralizzare tutta questa Co2 sarebbero necessari 586.205.532 m2 di area boschiva equivalenti a 58.620 Ha o a 117.200 campi da calcio. Nella sua relazione il professor Segrè ha anche dichiarato che i paesi europei hanno cibo a disposizione in quantita' 3 volte maggiore di quello di cui avrebbero bisogno, eppure in Europa ancora 43 milioni di persone sono a rischio di sicurezza alimentare. Con il cibo gettato a livello mondiale non solo si potrebbero nutrire 3 miliardi di persone, ma recuperandolo, e dunque prevenendo la formazione dei rifiuti, si potrebbe dare un grande contributo alla lotta contro il riscaldamento globale.

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