giovedì 20 maggio 2010

Mondiali al contrario, i mondiali di calcio visti dai poveri del Sudafrica

Si chiama Mondiali al contrario, ed è un'iniziativa promossa dai Comboniani, in particolare da Filippo Mondini, che è stato tanti anni in Sudafrica e che ora è a Castel Volturno, dal settimanale Carta, da Abahlali baseMjondolo, il movimento che unisce gli abitanti delle baraccopoli sudafricane, con il supporto di Francesco Gastaldon, ricercatore, e di Michele Citoni, videomaker. Consiste in un tour in 12 città italiane diverse condotto da 3 rappresentanti di Abahlali baseMjondolo per raccontare cosa sono stati, cosa sono e cosa saranno i mondiali di calcio 2010 per i poveri del Sudafrica, quelli che vivono per strada come venditori ambulanti e nelle baraccopoli. Queste 3 persone si chiamano Busisiwe Mdlalose, abitante della baraccopoli di Kennedy Road, a Durban, Thembani Ngongomae, e Philani Zungu. Dai loro racconti emerge come per i più poveri del Sudafrica i mondiali di calcio non solo non porteranno vantaggi, ma hanno già portato moldi danni. Per il fatto, per esempio, che siccome arrivano i mondiali, le strade devono essere ripulite dai venditori ambulanti, che quindi non possono più vendere e guadagnare come facevano prima in ampie zone delle città, soprattutto vicino agli stadi; addirittura talvolta essi devono pagare per non essere cacciati. Migliaia di famiglie sono stati quasi letteralmente deportati dalle città in cosiddetti "transit camps", che sono una specie di campi profughi provvisori, perché non devono dare fastidio nei luoghi delle partite, mentre sono stati spesi tantissimi soldi nella costruzione di stadi e strutture che, probabilmente, passati i mondiali, serviranno molto poco per migliorare le condizioni di vita dei sudafricani più poveri. Una domanda che farà da filo conduttore agli incontri sarà: "che senso ha comprare un biglietto per assistere a una partita e poi tornare nella propria baracca senza acqua ed elettricità?" La storia dei protagonisti di Abahlali Basemjondolo è davvero interessante. Hanno preso progressivamente consapevolezza del fatto che se la politica del loro paese non era in grado di garantire loro quei diritti che a loro spettavano in quanto esseri umani, potevano cercare di conquistarseli loro, riunendosi e facendosi sentire; il tutto è partito nel 2005, quando a Kennedy Road, una delle più grandi township di Durban, arrivarono operai e bulldozer per scavare la terra e iniziare una costruzione. Gli abitanti della township erano convinti che si costruissero le loro nuove case e altre cose che erano state loro promesse, ma presto fu detto loro che al posto delle case sarebbe stata costruita una fabbrica di mattoni; lo shock fu così grande che sempre più persone si radunarono spontaneamente su quel terreno; alla fine erano così tanti da bloccare la strada; arrivò la polizia con manganelli e lacrimogeni e 14 persone furono arrestate, ma quello fu il momento fondante del movimento Abahlali baseMjondolo. Uno dei loro slogan è "Siamo poveri nelle tasche, non nella testa", e vogliono essere un movimento di autogoverno dei loro problemi, dove i poveri non chiedono aiuto, ma si aiutano e aiutano gli altri poveri, i poveri per i poveri. Per chi volesse partecipare agli incontri italiani di Mondiali al contrario, su questa pagina del sito di Carta, è possibile raccogliere tutte le informazioni.

Nessun commento: