giovedì 8 ottobre 2009

Sahrawi e Sahara occidentale: dall'ONU ancora un invito a una soluzione pacifica

Nella sede ONU di New York, durante i lavori della Quarta Commissione delle Nazioni Unite su questioni politiche e decolonizzazione, il rappresentante del Messico all'Onu, Claude Heller, a nome del "Gruppo di Rio", istituito da 22 paesi di America Latina e Caraibi, ha ribadito che bisogna accellerare il processo diplomatico tra Sahrawi e governo marocchino, per arrivare presto a una soluzione pacifica che garantisca al popolo dei Sahrawi il suo diritto all'autodeterminazione. Come riportato in un altro post in questo blog, decine di migliaia di Sahrawi ancora oggi sono costretti a vivere in campi profughi situati soprattutto sul territorio algerino, in condizioni precarie e sotto una costante violazione dei propri diritti, primo tra tutti quello all'autodeterminazione. La situazione è bloccata da diversi anni, in quanto il Marocco non vuole perdere il territorio del Sahara Occidentale, ricco di risorse, mentre i Sahrawi chiedono da anni un referendum con cui decidere, attraverso la volontà popolare, se costituire un proprio stato indipendente. Molti osservatori internazionali, pur constatando le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere moltissimi Sahrawi, spingono per una soluzione pacifica e diplomatica, in quanto temono che si possa scatenare un processo di violenza e di frammentazione in quella regione dell'Africa nel caso si impongano decisioni non condivise. Tuttavia c'è la consapevolezza che il Sahara Occidentale forse oggi può essere considerata l’ultima colonia in Africa dopo che il suo processo di decolonizzazione è stato bloccato dal governo marocchino, che ha annunciato per il 6 novembre prossimo l'avvio di una “carovana-dibattito”, denominata "Oui-Autonomie", per presentare attraverso il paese il progetto di autonomia per il Sahara Occidentale come unica via percorribile, contrapposto al referendum sull’autodeterminazione richiesto dai Sahrawi. La situazione quindi purtroppo non sembra sbloccarsi, ma è importante continuare a mantenere i riflettori accesi su questa situazione perché il popolo Sahrawi ha diritto a una soluzione giusta di questa decennale situazione di ingiustizia.

1 commento:

Yassine Belkassem ha detto...

Gli osservatori politici hanno invece affermato che l’indipendenza di un fantasma "micro-stato" di cartone difficilmente praticabile nella sostanza potrebbe facilmente provocare una ‘balcanizzazione’di una regione (MAGHREB) già instabile...
L'autodeterminazione non vuol dire separatismo...
L'autonomia locale nell'ambito dell'unità del Marocco e sotto la sovranità marocchina è una soluzione migliore, proprio come ha fatto Italia, Spagna, Belgio...
Rimane per sempre la tragedia di 25mila persone che sono costrette di vivere nelle tendopoli di Tindouf senza diritto di integrazione nella vita locale algerina, senza diritto di ritorno in Marocco, vivono in quelle condizioni dà 34 anni e per 100% dagli aiuti umanitari internazionali...

Yassine