giovedì 17 giugno 2010

Strage di Bhopal: prime condanne, ma non sembra giustizia piena

Sono arrivate, qualche giorno fa, le prime condanne per singoli individui per la strage di Bhopal, che 26 anni fa provocò migliaia di vittime, e che ha continuato negli anni successivi a seminare morte a causa della nube tossica provocata dall'incidente. Le persone condannate dal tribunale dello stato del Madhya Pradesh sono 8: Keshub Mahindra, chairman della sede indiana della Union Carbide, Kishore Kamdar, vicepresidente, J Mukund, responsabile lavori, VP Gokhale, managing director, KV Shetty, sovrintendente di stabilimento, SP Chowdhury, responsabile di produzione, SI Qureshi, assistente di produzione, e un'altra persone ormai morta. Tutte le 8 persone sono state condannate per "negligenza" a 2 anni di carcere. Si tratta di un primo passo importante per dare alle vittime della strage una giustizia, anche se molto postuma, ma vi sono ancora delle domande che nascondono la sensazione che non sia stata fatta piena giustizia. Perché sono state condannate solo persone indiane? Perché l'allora amministratore delegato della Union Carbide, Warren Anderson, non è stato neanche processato, ma continua a godere l'ingiusto privilegio di poter fuggire dai processi vivendo in una dorata latitanza in Florida? Perché solo due anni di reclusione e solo reato di negligenza per i condannati? Perché non è stato imposto alla multinazione di risarcire veramente le vittime? Infatti a oggi la Union Carbide (oggi Dow Chemical Company), ha dato solo 470 milioni di dollari al posto dei 3.300 richiesti e, soprattutto, una cospicua parte di questi soldi al posto che andare alle vittime che ancora oggi risentono degli effetti dell'incidenti, perché con malattie da esso generate o perché rimaste indigenti per la perdita del posto di lavoro, sono andate a politici e avvocati; alle vittime pare che sia andato effettivamente un risarcimento di soli 300 dollari.

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