venerdì 9 dicembre 2011

Perché il debito pubblico italiano non lo paga chi lo ha creato?

Si prospettano per gli italiani anni di sacrifici, e uno dei motivi è l'esigenza di ridurre il debito pubblico del nostro Paese. E allora sorge spontanea una domanda: perché il debito pubblico italiano non lo paga chi lo ha creato? Se si guarda all'andamento del debito pubblico italiano dal 1946 ad oggi, si vede che esso è passato da 743 milioni di euro circa (ovviamente effettuando la conversione dalla vecchia valuta a quella di oggi) agli attuali 1.900 miliardi di euro circa. In particolare, dagli anni '70 a oggi è passato da 14 miliardi di euro circa a 1.900 miliardi di euro circa; e dal 1992 in poi, il debito pubblico italiano è sempre stato, in percentuale sul PIL; superiore al 100%, soglia che nel secolo scorso era stata superata solo in altri 3 periodi: poco dopo la seconda guerra mondiale, durante gli anni della crisi del '29, e negli anni della seconda guerra mondiale. Sapendo che non si possono chiedere i soldi ai morti, si potrebbe però, soffermandoci sugli ultimi 30 anni della nostra storia, cioé dal 1981 a oggi (nel 1981 il debito era di 146 miliardi di euro circa, pari a circa il 60% del PIL), far pagare una tassa ordinaria a tutti quei politici che, con le loro scelte economiche sbagliate o dissennate, hanno fatto aumentare il debito pubblico negli anni in cui gli italiani avevano loro affidato la gestione della pubblica amministrazione. Bisognerebbe individuare innanzitutto gli anni in cui il debito è aumentato. In secondo luogo buttare già la lista di tutti i parlamentari, della Camera e del Senato, che in quegli anni in cui il debito è aumentato hanno appoggiato i governi che hanno provocato, con la loro politica economica e fiscale, l'aumento del debito, e cioé che facevano parte della maggioranza. Nel caso in cui questi politici siano ancora vivi, bisognerebbe imporre loro fin da subito una lauta tassa di qualche migliaia o di qualche decina di migliaia di euro all'anno; cifra che comunque si ritiene siano in grado di pagare tranquillamente dati i lauti stipendi e i vitalizi acquisiti per il loro lavoro parlamentare. Si sa che l'aumento di un debito pubblico è dovuto a diversi fattori, e non soltanto alla cattiva amministrazione di chi governa. Per esempio responsabili sono anche tutti quegli italiani che in questi ultimi 30 anni hanno evaso le tasse, e anche su di essi andrebbe fatto un analitico e chirurgico lavoro di individuazione per andare a tassarli d'ora in poi più degli altri; ma in fondo anche l'incapacità di far pagare le tasse è una responsabilità di cui si sono macchiati i politici che hanno gestito la cosa pubblica negli ultimi decenni. Insomma la proposta di tassare i politici che negli ultimi 30 anni hanno determinato, con la loro incapacità o con la loro condotta politica, l'aumento del debito, non vuole essere l'unica soluzione al problema, ma un modo equo per recuperare i soldi con cui abbassare il debito, un modo per riconoscere, e mostrare bene ai politici di oggi e di domani, la responsabilità cui devono rispondere coloro che vengono eletti del popolo per governare la cosa pubblica, e un modo per ripristinare il principio che chi sbaglia paga, anche 30 anni dopo.

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