sabato 9 giugno 2007

L'ecuador rinuncia a sfruttare proprie riserve petrolifere

L'Ecuador ha deciso di rinunciare a sfruttare il petrolio del Parco Nazionale di Yasunì, dichiarato dall'Unesco parte della riserva mondiale di biosfera, ed eviterà cosi nuove nocive emissioni di Co2. Per il paese sudamericano si tratta di un grande sacrificio, dato che lo sfruttamento delle riserve petrolifere avrebbe fruttato circa 700 milioni di dollari all'anno. La decisione del governo ecuadoreno non solo è un contributo e un esempio nella lotta per la difesa del pianeta, ma mira anche a evitare altri due possibili rischi connessi alla lavorazione del petrolio: l'aumento di produzione di cocaina, spesso più conveniente nei pressi di pozzi petroliferi in quanto varie sostanze utilizzate dalla produzione petrolifera servono anche per trasformare le foglie di coca in cocaina, e l'aumento di conflittualità con Colombia e Perù, molto probabile dato che le riserve petrolifere sono proprio vicine al confine con questi 2 paesi. In cambio di questo gesto, l'Ecuador chiede un aiuto di 350 milioni di dollari, che in parte arriveranno da un'idea di Accion Ecologica, una Ong locale che ha invitato a consegnare a cinque euro il barile tutto il greggio dello Yasuní a compratori che si impegnano a lasciarlo per sempre al suo posto, sangue della terra, come nella concezione indigena. La cultura dei nativi è infatti legge in questo luogo, abitato da sempre dagli Huaorani, un popolo nomade che vive di caccia e che necessita di uno spazio sufficientemente ampio per mettere in pratica il proprio stile di vita. Le estrazioni petrolifere andrebbero a minacciare anche loro, mettendoli a rischio di estinzione.

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